A Trastevere il tunnel che salvò gli ebrei

A Trastevere il tunnel che salvò gli ebrei
di Laura Larcan
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Sabato 25 Febbraio 2017, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 08:53

Un tunnel nascosto, un parroco coraggio, il ninfeo di una villa con passaggio segreto, lo spettro della follia nazista. Se il ventre del Gianicolo restituisce ora un capitolo sconosciuto di storia della Roma città aperta, dell'occupazione nazista, della deportazione degli ebrei. Un'emozione per l'équipe di speleologi del Centro ricerche Sotterranei di Roma, guidata da Lorenzo Grassi, che ha riscoperto ed esplorato per la prima volta dopo oltre settant'anni il lungo cunicolo dimenticato che salvò numerose vite umane. Un percorso che entra nelle viscere del Gianicolo, dalla fontana della settecentesca Villa Alibert alle Mantellate e attraversa il colle per salire fino all'altezza del cannone. I fatti risalgono a quel 16 ottobre del 1943.

 

Erano ore concitate, momenti di paura ottenebrati dal panico. Quella lunga terribile attesa dopo il rastrellamento del Ghetto, eseguito dalle SS naziste. Gli ebrei destinati alla deportazione erano stati provvisoriamente radunati a Palazzo Salviati, alla fine di via della Lungara, a Trastevere. E in quel delirio, il coraggio di un uomo riuscì a consumare il miracolo. Nelle fasi concitate del trasferimento, malgrado la stretta e violenta sorveglianza dei soldati tedeschi, qualcuno riuscì a fuggire. Anche altri ebrei erano scappati dalle proprie abitazioni di Trastevere. Un gruppetto di fuggitivi, fra i quali una coppia, raggiunse Villa Alibert. Qui il parroco li accolse, li nascose e li indirizzò in un passaggio segreto. Proprio al centro della fontana monumentale sulla facciata dello storico palazzo, infatti, si apre un condotto idrico che un tempo alimentava la fontana-ninfeo.

LA MINACCIA DELLE RONDE
Quel cunicolo avrebbe permesso di raggiungere la sovrastante zona del Gianicolo, allontanandosi dalla minaccia imminente delle ronde dei soldati nazisti. E in più occasioni, il gesto del parroco e quel prezioso passaggio avrebbero consentito di salvare molte vite. Una storia autentica, persa nella nebbia di ricordi, trasfigurati in leggenda. Niente più tracce. L'oblio. E di questo aneddoto hanno fatto tesoro, per fortuna, i curatori del sito TrastevereApp curato da Walter Candiloro e Massimo Casavecchia, che documenta con passione il Rione. Grazie a loro è sopravvissuta l'ultima voce narrante, quella di monsignor Marcello Giannini (morto a 74 anni nel 2015) che l'aveva ascoltata a sua volta dai suoi predecessori che durante la guerra curavano la chiesetta del Sacro Cuore di Gesù. Ed è da questa suggestione storica che sono partite le ricerche degli speleologi.

«Per confermare il racconto, abbiamo chiesto alle autorità vaticane, in particolare a Monsignore Antonio Interguglielmi e all'Istituto dei Santi Spirituali esercizi per uomini presso Ponte Rotto, di poter esplorare il cunicolo, per verificarne l'effettiva percorrenza», racconta Grassi. Ieri sono andati in scena i primi sopralluoghi. L'ingresso si nasconde dietro una grata incastonata tra le rocce della grande fontana-ninfeo sulla facciata di Villa Alibert (costruita dal conte Giacomo d'Alibert, noto per aver aperto il primo teatro pubblico di Roma in Tordinona). Gli speleologi di Sotterranei di Roma sono riusciti a percorrerne oltre cinquanta metri in condizioni ambientali difficili (dal fango è spuntato persino un misterioso osso, probabilmente di animale). L'intero cunicolo finisce per sbucare poco sotto il Gianicolo, al confine tra Villa Lante e le mura vicine al famoso cannone che spara a Mezzogiorno. La luce sulla storia bellica.
 

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