Un cipresso e una quercia secolari bruciati da un rogo doloso una notte dei primi di settembre proprio davanti l’ingresso del cimitero monumentale del Verano.
La chioma e i grossi rami bruciati e pericolanti a distanza di oltre un mese, non sono stati rimossi dal Comune. Tutt’altro: incombono minacciosi su alcuni chioschi di fiori (il vero obiettivo del ”raid” incendiario), su chi ci lavora e sui passanti.
La visione spettrale degli alberi sfigura il paesaggio della piazza del Verano che ha origini francesi, poi sviluppatosi sotto vari papati fino all’opera ottocentesca dell’architetto Virginio Vespignani: un museo a cielo aperto ed è per questo che da qualche anno sono state organizzate visite guidate all’interno.
«Qui nessuno si è presentato a tagliare la parte bruciata degli alberi - si sfoga Maria, una fioraia che lavora ad uno dei chioschi distrutti dalle fiamme a settembre -.
I chioschi davanti al Verano hanno una tradizione quasi centenaria. «Sono licenze che sono state date molto prima della Seconda Guerra - precisa Umberto, un altro fioraio -. Si sono tramandate da generazione a generazione, da padre in figlio quando ancora esisteva la licenza cosiddetta ”a braccio”.
Noi ne abbiamo viste tante in questa piazza. Pochi giorni fa è morto un uomo che abitava in un camper. Ma qui il degrado è sotto gli occhi di tutti. Dopo che qualcuno mi ha distrutto il chiosco ora sono anche costretto a lavorare con la paura dei grossi rami pericolanti sopra la testa».