Velletri, commercialista ucciso: albanese condannato a 30 anni

Velletri, commercialista ucciso: albanese condannato a 30 anni
di Chiara Rai
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Venerdì 25 Novembre 2016, 15:14 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 15:57

Condannato a trent’anni l’assassino di Francesco Maria Pennacchi, il commercialista accoltellato a morte al torace con un fendente lungo 35 cm da un vicino di nazionalità albanese mentre usciva dal suo studio la notte tra il 26 ed il 27 Novembre del 2015 dal quarto piano di un palazzo in via dei Volsci 71 a Velletri.

L’udienza è iniziata intorno alle 10. Poi, dopo quasi quattro ore di camera di consiglio è arrivata la sentenza di condanna. Commossi i familiari di Francesco: “Abbiamo vinto soltanto la prima battaglia – commenta a caldo Roberto, fratello del commercialista ucciso - ma certamente dopo la sentenza di oggi possiamo avere maggiore fiducia nella giustizia”.

Anche Pamela Leoni, fidanzata della vittima è stata presente in Tribunale, sempre vicino alla madre di Francesco: “Trent’anni è quello che ci aspettavamo – commenta – avremmo voluto che l’assassino fosse condannato all’ergastolo ma con il rito abbreviato purtroppo non è stato possibile. Fin quando questa legge non cambierà ci dovremmo accontentare. Comunque – conclude Pamela – questo è un momento molto duro e difficile per noi perché sebbene sia arrivata la sentenza siamo consapevoli che Francesco non ce lo potrà restituire nessuno”. Anche la mamma Isabella Maria De Ninno condivide le parole di Pamela ma dopo la sentenza non si è sentita bene e non ha la forza di parlare.

Ora si è stretta vicino a Roberto e a tutti coloro che le vogliono bene. Soddisfatti gli amici: “Giustizia è stata fatta – ha detto Simone Carabella - per Francesco abbiamo avuto una condanna esemplare anche se l’assassino meritava l’ergastolo”.

La sera dell’omicidio Quella sera del 26 novembre 2015 la moglie e la figlia di Prifti Lorenc che lavorava come fornaio rientrano intorno alle 21.30 e si chiudono a chiave nella loro camera da letto che confina con la stanza dell'ufficio di Francesco, si addormentano e non sentiranno nulla dell’aggressione. Francesco arriva in ufficio verso le 23 con i suoi due amici per mandare delle mail e portarsi via il pc.

Lorenc Prifti rientra intorno alle 23.30 dopo una cena dove tra l’altro aveva un po’ bevuto, passa davanti la porta dell'ufficio e sente un brusio, percepisce la presenza di Francesco. Entra in casa sua, sente dei rumori e anziché mettersi a dormire, si apposta, guarda dallo spioncino e aspetta Francesco. Pochi minuti prima della mezzanotte quando Francesco e i due ragazzi escono dalla porta dell'ufficio Prifti prende dalla cucina un coltello lungo 35 cm lo nasconde nei pantaloni e si dirige verso Francesco che prova a scusarsi per il rumore arrecato sebbene non si trattasse di chissà che rumori ma di semplice chiusura della porta e qualche chiacchiera con i suoi due amici.

Le scuse non sono bastate, non c’è stato neppure il tempo di far scoppiare una lite, nessuna controversia: Prifti estrae velocemente il coltello e gli infligge a una coltellata mortale alla parte destra del petto, lo trapassa fino alla schiena e gli recide l'arteria polmonare. Nessuno vede il coltello. Dopodiché Prifti viene respinto nella sua abitazione ma si tratta di pochi secondi perché l’albanese rincorre Francesco e i suoi amici nell'ascensore e li minaccia con il coltello rivolto verso Francesco e i due ragazzi. L'ascensore parte e si blocca. L'assassino si da alla fuga butta via il coltello, chiama il cognato e aspetta i carabinieri. Nessuno nel palazzo si fa avanti, nessuno corre in aiuto e Francesco muore dissanguato.

 

 

 
 

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