Roma, vandalo distrugge quattro chiese, primi sopralluoghi: molte opere perse per sempre

Roma, vandalo distrugge quattro chiese, primi sopralluoghi: molte opere perse per sempre
di Laura Larcan
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Lunedì 3 Ottobre 2016, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 22:22

I resti della devastazione non ci sono più. Le rovine del delirio iconoclasta dell'uomo ghanese, che ha fatto irruzione nelle quattro chiese del centro storico tra venerdì sera e sabato mattina, sono state tutte raccolte. Il personale della Soprintendenza del Mibact ha lavorato fino a tardi sabato (una funzionaria è arrivata da Accumuli) per assemblare tutti i frammenti di statue, un crocifisso, tele e arredi liturgici. Quel che resta di ciascuna opera è stato avvolto nel cellophane e riposto in una cassa.

LA SOPRINTENDENZA
Oggi, cominceranno i sopralluoghi degli storici dell'arte e restauratori in ognuna delle quattro chiese per valutare caso per caso il valore dell'opera danneggiata (in base alla scheda dell'inventario storico) e il tipo di intervento da mettere in campo. È possibile fare una stima dei danni? «È ancora prematuro - replicano dalla Soprintendenza - Dobbiamo prima capire quali sono le opere tutelate». Ma si parla di centinaia di migliaia di euro. Di sicuro, in cima alla lista del pesantebollettino medico spiccano la statua lignea settecentesca del San Giovanni lacerata a San Giovanni dei Fiorentini, così come le statue in stucco del San Gregorio, datata al 600, e del Crocifisso ottocentesco di San Vitale. «Non abbiamo più crocifisso in chiesa, l'abbiamo sostituito con una tela del Sacro Cuore», commenta con un sorriso amaro il parroco della chiesa in via Nazionale Daniele Micheletti, che ieri ha cercato di tornare alla normalità, tenendo aperta la chiesa, e celebrando il battesimo per il piccolo di una famiglia di filippini. E manca anche quel prezioso San Gregorio, nella nicchia accanto all'altare maggiore. «L'opera era particolare - spiegano dalla Soprintendenza - era a tutti gli effetti un'ornamentazione architettonica, cioè faceva parte delle ristrutturazione seicentesca della chiesa». Le altre statue, Sant'Antonio e soprattutto la Santa Rita in gesso, arrivata da una bottega d'arte sacra, sono in molte parti polverizzate. «Difficile, quasi improbabile il restauro», dicono. «Conviene ricomprarle più che restaurarle», osserva rassegnato monsignor Micheletti, dal 2004 alla guida della parrocchia, e che ieri ha ricevuto, insieme ai parroci di Santa Prassede, Silvestro e Martino ai Monti e San Giovanni dei Fiorentini, l'affetto del vescovo Gianrico Ruzza e del cardinal vicario Vallini. Quello che tutti i parroci si stanno augurando in queste ore è che il tema della sicurezza nelle chiese del centro sia presto riesaminato. «La questione della sicurezza è molto complessa, riguarda tutte le chiese del centro storico», dice Micheletti. Parliamo di un patrimonio di circa 350 edifici di culto di cui 50 parrocchie. Almeno un terzo fanno riferimento al Fec, Fondo edifici di culto del ministero dell'Interno.
La sorveglianza? «Le chiese che hanno maggiori entrate e sono molto frequentate, possono organizzare un sistema di personale interno - spiega Micheletti - qualcuna ha ancora il sacrestano a vigilare, altre hanno quel che resta del servizio civile o i volontari. In alternativa, le rettorie senza personale chiudono, cioè celebrano le messe e poi serrano la porta». Qualcuna, non tutte si badi bene, può contare sul sistema di videosorveglianza. «Noi a San Vitale ce l'abbiamo, ma è servito come deterrente?». I presidi militari, poi, sono previsti solo presso le basiliche considerate obiettivi sensibili per attentati terroristici. «Insomma, noi parroci non siamo attrezzati per raid come quello di sabato - incalza Micheletti - Ma poi, il ghanese era uno squilibrato o c'era la regia di qualcuno? Io ancora aspetto di sapere».