IL RESTAURO
Monumento divenuto negli ultimi anni un caso di chiusura forzata. Nonostante sia stato al centro di un complesso intervento di restauro avviato nell'autunno del 2007 grazie all'impegno sempre della Sovrintendenza capitolina ai beni culturali con un finanziamento di 4 milioni di euro (fondi Roma Capitale). Un cantiere importante (pendant del Teatro di Villa Torlonia) che si è trascinato fino alla metà del 2013. E da allora non è stato ancora definito un progetto di valorizzazione e utilizzo. E sì che testimonia un gioiello unico, considerato dagli studiosi come l'Alhambra di Roma, perché concepito sullo stile moresco del famoso palazzo reale di Granada in Spagna. Così lo volle il principe Alessandro Torlonia, come una sorta di raffinata Disneyland ottocentesca di corte, realizzato tra il 1839 e il 1840 dall'estro visionario di Giuseppe Jappelli che prese ispirazione proprio dal castello spagnolo. E che escogitò una grotta artificiale estesa per circa un ettaro riservata al principe che qui vi entrava in carrozza, tra laghetti, ruscelli, ponti sospesi, con rivestimenti di finte stalattiti. Tutto chiuso. Circondato dal degrado. Lo scorso anno almeno una ventina dei preziosi vetri colorati sono stati rotti. Ipotesi di apertura non sono mancate. Tempo fa imprenditori privati avevano proposto di allestire nel monumento “Un tè con le farfalle”, progetto già sperimentato all'Uccelliera di Villa Borghese. Rimasta solo teoria. Così come il bando per la concessione. E nessuna “voce” sulla Serra e Torre Moresca figura nel documento unico di programmazione 2016-2018 della Sovrintendenza capitolina.