Roma, lavori nelle gallerie ipogee dell'Umberto I: ex vertici verso il processo

Roma, lavori nelle gallerie ipogee dell'Umberto I: ex vertici verso il processo
di Michela Allegri
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Lunedì 26 Settembre 2016, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 13:12
Un bando cucito su misura per una società che non avrebbe nemmeno potuto partecipare alla gara, perché in palese conflitto d'interessi. Lavori costati 12 milioni e mai realizzati. Un raggiro colossale ai danni della Regione e, soprattutto, i sotterranei di un ospedale trasformati in una sorta di bomba a rischio deflagrazione. Per la ristrutturazione fantasma delle gallerie ipogee che collegano i padiglioni del policlinico Umberto I, 14 persone rischiano il processo con le accuse di falso truffa. Tra loro, ci sono gli ex vertici del nosocomio: Ubaldo Montaguti, ex direttore generale, Giovanni Pietro Piccinin, ex direttore amministrativo e Maurizio Dal Maso, ex direttore sanitario. Per il pm Alberto Pioletti, che ha chiesto il loro rinvio a giudizio, avrebbero redatto verbali fasulli con l'aiuto di altre 9 persone. Avrebbero così agevolato la Società Italiana Costruzioni di Eugenio Ciotola, anche lui indagato, nell'aggiudicarsi l'appalto in associazione temporanea d'imprese con l'azienda di Luca Federico e Luca Navarra. Per finanziare l'opera, la Regione avrebbe versato 11 milioni e 750mila euro, ma i lavori non sarebbero mai stati ultimati. Per la Procura, quindi, la Pisana avrebbe pagato «per interventi mai eseguiti, o totalmente diversi e comunque inadeguati e di gran lunga inferiori qualitativamente e quantitativamente e a quelli appaltati». Ora, le decisione spetta al gip.

IL BANDO
E' il 2006 quando Montaguti rilascia una delibera per dare il via ai lavori. Il progetto definitivo utilizzato per il bando sarebbe stato stilato dalla società poi risultata vittoriosa: quella di Carrara. Nel 2007, Montaguti, Dal Maso e Piccinin indicono la gara, prima ancora di trasmettere gli atti al Nucleo di Valutazione Regionale. Nel marzo 2008, l'Ati guidata da Ciotola firma il contratto. Secondo gli inquirenti avrebbe vinto con un'offerta ribassata dal 37 %, sbaragliando la concorrenza e stabilendo un prezzo considerato «anomalo». La Regione avrebbe quindi versato quasi 12 milioni per finanziare migliorie mai realizzate. Da un'ispezione del 2009 risulta per esempio che «gli impianti elettrici, termici e idraulici erano tutti insieme in un controsoffitto e che c'erano tracce di umidità». Da una consulenza successiva emerge poi che «gli impianti antincendio ed elettrico erano inadeguati con grovigli di fili non canalizzati». Nel 2012, i tunnel vengono sequestrati per un anno. La Regione e il policlinico, per mettere in sicurezza gli impianti, devono pagare annualmente 250 mila euro. Altri 740 mila euro servono per l'assistenza, 750 mila per le opere antincendio e 900 mila per un servizio di ambulanze che gestisca il trasporto dei pazienti.