Roma, trasfusione infetta da neonato: risarcito dopo 30 anni

Roma, trasfusione infetta da neonato: risarcito dopo 30 anni
di Michela Allegri
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Venerdì 28 Aprile 2017, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 08:25

Una trasfusione infetta quando era appena nato lo ha fatto ammalare a vita di epatite C. Ora, a distanza di trent'anni, un uomo nato nel 1987 ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il ministero della Salute. E ha vinto: l'amministrazione dovrà risarcirlo, dando esecuzione a una sentenza definitiva della sezione civile della Corte d'appello di Roma. Il Tribunale, nel 2011, aveva infatti condannato il ministero a compensare con una somma di denaro il danno biologico patito dalla vittima. Il rimborso era pari a 46 mila e 849 euro, oltre agli interessi maturati a decorrere dall'anno di nascita. Il totale è di circa 100 mila euro. Il pagamento, però, non era mai partito, nemmeno dopo il passaggio in giudicato della sentenza, avvenuto nel luglio 2015. Per questo motivo il trentenne, difeso dall'avvocato Alioska Baccarini, il 18 marzo 2016 si è rivolto ai magistrati amministrativi, che ora gli hanno dato ragione.

Prima di accogliere il ricorso del giovane, il Tribunale civile, nel 2006, aveva respinto la denuncia fatta dai genitori del trentenne, «in base al presupposto che nel 1987 non erano conosciuti né il virus Hcv né vi era il test di identificazione», si legge nella sentenza pronunciata dalla sezione III Quater del Tar, presieduta da Giuseppe Sapone.

LA NOTIFICA
Riformando parzialmente quella pronuncia, la Corte d'appello aveva poi condannato il ministero a pagare non solo i 46 mila euro, ma anche altri 36 mila euro accessori, oltre agli interessi maturati dal 1987 e alle spese legali e processuali relative a tutti i gradi di giudizio. La sentenza, diventata esecutiva il 6 maggio 2011, era stata notificata sia al ministero della Salute che all'Avvocatura generale dello Stato, «ma è rimasta del tutto ineseguita», scrivono ora i giudici del Tar.

IL COMMISSARIO
Per questo motivo, aggiungono i magistrati amministrativi, «il ricorso deve essere accolto e va ordinato di dare esecuzione a quanto ordinato dalla Corte d'appello di Roma». L'amministrazione avrà 30 giorni di tempo per pagare l'intera somma. In caso contrario, verrà nominato un commissario ad acta che dovrà provvedere «entro 60 giorni». La situazione, comunque, sembra essersi sbloccata. L'avvocato Baccarini ha infatti fatto sapere che, dopo il deposito del ricorso, il ministero ha fatto partire i primi pagamenti.

 
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