Roma, «Mio figlio è stato ucciso, non si è suicidato», parla la mamma del caporale trovato morto in caserma

Roma, «Mio figlio è stato ucciso, non si è suicidato», parla la mamma del caporale trovato morto in caserma
di Ilario Filippone
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Mercoledì 28 Settembre 2016, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 13:29

«Mio figlio è stato torturato e ucciso, trascinato nel piazzale della palazzina alloggi, per simulare il suicidio. Nonostante fosse riverso a pancia in giù, il suo cadavere presentava vistose ferite sulla schiena, segni che documentano le torture subite». La signora Rosaria Intranuovo è la madre del 25enne Tony Drago, il caporale dei Lancieri di Montebello trovato morto in un cortile della caserma Camillo Sabatini, in via Flaminia, la mattina del 6 luglio 2014. In un primo momento, si era detto che, in preda all'angoscia e a una forte depressione, il militare si fosse lanciato dalla finestra di un bagno in disuso, al secondo piano della palazzina alloggi, precipitando nel vuoto. E che si fosse schiantato al suolo dopo un volo di circa dieci metri. Poi, la svolta, con il gip, Angela Gerardi, che respinge la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero e riapre ufficialmente il caso. «Il muro di omertà si sta sgretolando, mio figlio non si è suicidato, amava vivere e sognava di fare il poliziotto per combattere la mafia, i suoi idoli erano Falcone e Borsellino», ribadisce Rosaria. «Mio figlio non si è ucciso, guardava al futuro con ottimismo. Aveva programmato le vacanze estive in Sicilia, mi aveva detto che sarebbe sceso con l'autobus e che sperava di rimanere fino a metà agosto.
PUNTI OSCURI
Il gip ha disposto la riesumazione della salma, fissandone la data, il prossimo 15 ottobre. Le ipotesi di reato al vaglio della procura vanno dall'omicidio alla istigazione al suicidio. Otto i nomi dei militari iscritti nel registro degli indagati: Paolo Lorenzi, Giampaolo Torcigliani, Salvatore Adragna, Paolo Esposito, Giuseppe Zarbano, Daniele Marino, Roberto Cucuzza e Simone Lampis. Nel 2014 si muovevano in alta uniforme nella caserma Sabatini. Quando i carabinieri giunsero sul luogo per i primi accertamenti, trovarono il cadavere del caporale in una pozza di sangue. La posizione del corpo, stando ai rilievi fotografici, «composta e armoniosa»: il viso dritto, schiacciato sul pavimento, le braccia infilate sotto l'addome, entrambe flesse all'altezza del gomito, le gambe distese e leggermente divaricate. «Questo è uno dei tanti punti oscuri», afferma Rosaria Intranuovo: «Chi si lancia nel vuoto spiega precipita in modo scomposto. Inoltre, se è caduto a pancia sotto, cosa ci facevano quei segni sulla schiena?».
Sulla schiena nuda del caporale, stando alla carte dell'inchiesta, sono state trovate anche delle profonde ferite. A darne conto, c'è una relazione redatta dai carabinieri del Comando provinciale di Roma, i primi ad arrivare sul posto.
IL TESTIMONE
«Sul dorso dell'uomo scrissero i militari dell'Arma sono presenti tracce di natura ematica, nonché vistose escoriazioni nella regione mediana, soprascapolare e scapolare, in prossimità di un tatuaggio». La signora Rosaria riprende fiato: «Un testimone ha rivelato che mio figlio voleva denunciare di aver subito un'aggressione in caserma. Secondo il suo racconto, Tony è stato circondato e pestato al buio da tre commilitoni». L'uomo è stato sentito dai magistrati, ma sui verbali d'interrogatorio vige ancora il massimo riserbo. «I nostri legali, gli avvocati Dario Riccioli e Alessio Cugini, sono stati bravissimi, chiediamo solo verità e giustizia».