Siamo nel cuore del Santuario, cittadella del II secolo a.C. che concentrava le funzioni di rappresentanza politica e religiosa, ma soprattutto di scambio commerciale. Una strada-galleria incastonata sul pendio del colle tiburtino animata dal traffico e dalle botteghe («si pagava un dazio per passare, snodo cruciale per tutto il territorio dell’Aniene», precisa Bruciati). «Il percorso fa comprendere la perfetta sintonia e mimesi con le bellezze del paesaggio circostante - annuncia Bruciati - Si capisce la continuità del Santuario con Villa d’Este e con la pianura sottostante. Proprio qui vorremmo ripristinate il vigneto di uva pizzutella di Tivoli, coltivazione che fino agli anni ‘60 dominava la strada che conduceva al santuario».
Restaurato nel 2011 con un finanziamento di 15 milioni, brutalizzato all'epoca con una ricostruzione in cemento del teatro romano e dalla collocazione accanto alla cavea di una ricostruzione in ferro del frontone del tempio (che fece parecchio discutere), il complesso, a dispetto degli annunci dell'epoca (il ministro era Giancarlo Galan), non è stato mai veramente riaperto se non su prenotazione e d'estate per gli spettacoli allestiti nel teatro. Ora si cambia. Da sabato 30 settembre, annuncia Bruciati, il sito riapre al pubblico tutti i fine settimana con un nuovo percorso di visita e ambienti di grande impatto emotivo dell'antico tempio da poco recuperati e mai visti. Entro il 2018 poi, assicura il direttore, già da marzo, il Santuario verrà aperto tutti i giorni, «con un biglietto unico per i tre siti e un servizio di navetta» che farà la spola anche con la stazione dei treni. I
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