Il Pg Laura Capotorto davanti ai giudici della Corte d'Assise d'Appello presieduto da Mario Lucio D'Andria, ha ribadito che come emerso dalle perizie medico-legali e dal giudizio di primo grado che Franceschelli nel momento in cui prelevò dall'abitazione della madre della sua compagna il bambino per poi lanciarlo nel Tevere era pienamente capace di intendere e di volere. Quindi per il magistrato Franceschelli è pienamente responsabile dell'atto che ha compiuto.
Nel corso della requisitoria il Pg Capotorto, che ha depositato oggi alla Corte una condanna definitiva dell'imputato per vicende di droga, ha analizzato la personalità dell'imputato, soggetto violento dall'umore instabile che con i suoi comportamenti e alle violenze fisiche ha condotto all'anoressia la compagna, madre del bambino. Questa, quando Franceschelli andò a prendere il figlio, era ricoverata in ospedale proprio a causa delle sue condizioni psicofisiche conseguenti ai maltrattamenti subiti dall'imputato.
Per il Pg non ci sono dubbi sul fatto che l'imputato abbia avuto al momento del fatto piena capacità di intendere e di volere. Si potrebbe parlare di capacità di volontà al cento per cento. Nella prima parte dell'udienza la Corte aveva ascoltato a confronto il perito d'ufficio che dal punto di vista psichiatrico aveva esaminato Franceschelli ed il consulente della difesa.
Per il perito della Corte l'imputato è soggetto tra l'altro sofferente di un disturbo antisociale che non è mentale ma del comportamento. Franceschelli non è affetto da alcuna malattia psichiatrica. La prossima udienza il 25 ottobre per gli interventi della difesa e la sentenza.
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