Teatro dell'Opera, il giorno della svolta, pronto il piano di esternalizzazione. Allarme per i conti: persi alcuni sponsor

Teatro dell'Opera, il giorno della svolta, pronto il piano di esternalizzazione. Allarme per i conti: persi alcuni sponsor
di Simone Canettieri
3 Minuti di Lettura
Giovedì 2 Ottobre 2014, 06:09 - Ultimo aggiornamento: 18:01

L'aria di rivoluzione al Teatro dell'Opera ha il suono di un cinguettio: Mi aspetto una scelta coraggiosa e di svolta.

Con questo tweet ieri sera Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, ha accompagnato la notte che ha preceduto il consiglio d'amministrazione del Costanzi. Oggi alle 14.30 in Campidoglio si decide il futuro della fondazione lirica, dopo l'addio del maestro Riccardo Muti. Il sovrintendente Carlo Fuortes illustrerà il «piano di rinascita» ai membri del cda, che sono pronti ad approvarlo, salvo ripensamenti dell'ultima ora, all'unanimità.

LE NOVITÀ

Il manager, su mandato dei soci (Mibact, Regione e Comune), presenterà il nuovo modello organizzativo del teatro: un laboratorio destinato a fare scuola in Italia sulla scia delle esperienze già collaudate a Berlino e a Vienna. Le prestazioni di coristi e orchestrali (200 in tutto) si avviano dunque verso un'esternalizzazione. E cioè verrà adottato un nuovo contratto a tempo determinato legato a un tetto di rappresentazioni e alla produttività.

In questa modo, è lo spirito del piano, non si ripeteranno più gli errori del passato: gli scioperi andati in scena durante la stagione estiva di Caracalla. La relazione di Fuortes partirà da un dato di fatto: i preoccupanti bilanci del teatro. L'attuale clima di ingovernabilità del Costanzi sta facendo scappare gli sponsor.

La Camera di Commercio si è già fatta indietro: l'ente di piazza di Pietra non rinnoverà il contributo (1 milione di euro) per la stagione. E altri partner sono pronti alla ritirata. Ecco, partendo dai numeri, da un bilancio che rischia di prendere una brutta china, il sovrintendente è intenzionato anche a rimarcare i danni economici causati dai tre scioperi estivi a Caracalla.

Una situazione difficile da gestire, e che per questo «ha bisogno di soluzioni che risolvano il problema alla radice». Altrimenti anche i fondi della Legge Bray (20 milioni) diventano inutili. Ecco perché la rivoluzione dei nuovi contratti è l'unica medicina necessaria, ragionano al Mibact. E potrebbe già essere annunciata oggi pomeriggio al termine del cda.

LE RECITE

Il consiglio d'amministrazione ratificherà, inoltre, un'altra scelta nell'aria da giorni: la stagione è destinata a slittare al 2015. L'Aida e Le Nozze di Figaro saranno cancellate. Nel programma iniziale Muti avrebbe dovuto dirigere le due opere (quella verdiana il 27 novembre), ma dopo il fragoroso addio del maestro non si è fatto avanti alcun sostituto per prenderne il posto sul palco.

E così in questo clima di incertezza è meglio ripartire dal prossimo anno. Quando il nuovo modello organizzativo sarà entrato in funzione.

I SINDACATI

L'evolversi degli eventi è visto con molta attenzione da parte dei lavoratori: dalle maestranze a, soprattutto, gli artisti. Cisl e Uil, le sigle favorevoli al piano industriale per accedere alla legge Bray, si augurano che «il teatro non venga declassato» e che i dipendenti non paghino per le «responsabilità devono essere addebitate, invece, ai fautori della mala gestione».

Silenzio al momento da Cgil e Fials, i sindacati in guerra con Fuortes e che hanno anche disconosciuto il risultato dell'ultimo referendum sul piano industriale. Sul fronte politico, infine, il circolo Sel Luigi Petroselli fa un appello al cda affinché «governi la complessità senza trovare facili scorciatoie, rispettando la volontà di chi ha aderito con responsabilità al piano di rilancio del Teatro dell'Opera».