Roma, quindicenne stuprata a Prati, il racconto: «Ho provato a scappare, mi ha bloccata»

Roma, quindicenne stuprata a Prati, il racconto: «Ho provato a scappare, mi ha bloccata»
di Sara Menafra
4 Minuti di Lettura
Giovedì 2 Luglio 2015, 05:52 - Ultimo aggiornamento: 16:59

Lui la minacciava, le stringeva i polsi, le stava addosso impedendole di muoversi: «Ripeteva - ha raccontato Angela - che se avessi urlato o mi fossi mossa mi avrebbe fatto del male e poi lo avrebbe fatto anche alle mie amiche». Quando ha provato a scappare l'ha ripresa senza sforzo, lui alto, ben piazzato e muscoloso, lei poco più di una bambina. E a quel punto lei non è riuscita a fare altro se non sperare che quell'incubo finisse prima possibile.

Quella messa a verbale dalla giovane Angela (nome di fantasia) è la storia di un'ora mostruosa che è sembrata infinita. Come era stato ricostruito già nei giorni scorsi e come la giovane ha confermato a verbale, il dipendente della Marina Giuseppe Franco si avvicina a lei e alle sue amiche scese in strada per guardare i fuochi di artificio lunedì sera, verso le 11, proprio mentre Angela stava buttando in un cassonetto una bottiglia di birra ormai vuota.

LA STAZIONE DEI CARABINIERI

Attacca bottone qualificandosi come poliziotto, dicendo che i minorenni non possono bere alcool di sera: «Non lo sapete che non si può fare? C'è anche l'ordinanza anti alcool del sindaco ora, non si può bere in strada, figuriamoci se possono dei minorenni».

Mostra brevemente il suo tesserino della Marina, ma nessuna delle ragazze è in grado di distinguerlo da quello delle forze dell'ordine: «Ci ha chiesto i documenti, ma io ero l'unica ad averli - ha detto in sostanza la giovane - e, visto che ero quella con la birra in mano, mi ha detto che dovevo seguirlo per l'identificazione». L'inganno per qualche minuto sembra funzionare, perché il marinaio si fa seguire fin quasi all'ingresso della stazione dei Carabinieri di via Teulada, oltre gli studi della Rai. A metà strada però strattona Angela e la spinge verso un vecchio parcheggio abbandonato. La butta a terra, la minaccia, la obbliga a stare in silenzio: «Diceva che se mi fossi ribellata avrebbe fatto del male a me e poi sarebbe tornato dalle mie amiche per picchiare anche loro». Non la picchia, ma la strattona e la costringe a terra. Non è difficile del resto: lui è alto e muscoloso, abituato allo sforzo fisico, lei è una ragazzina di quindici anni, poco più di una bambina.

LE MINACCE E LA FUGA

Nonostante la paura Angela fa resistenza e a un certo punto, quando l'uomo per un attimo allenta la presa, cerca di scappare: «Si era distratto mentre cercava di spogliarmi, ho provato ad alzarmi e a scappare via, ma lui mi ha ripresa subito e mi ha buttata di nuovo per terra. Sempre dicendo che se non stavo ferma mi avrebbe picchiata, ”ti ammazzo” ”ti faccio male, ma tanto” diceva». A quel punto, Angela dice di aver chiuso gli occhi senza pensare più a nulla. Non ha più la forza di opporsi ed è molto spaventata: «Ho solo sperato che finisse prima possibile e che non mi facesse male. Avevo molta paura, ero pietrificata».

Nel frattempo le sue amiche, preoccupate, chiamano la madre di una di loro (l'ospite di Angela). La donna ha confermato di aver visto l'uomo tornare al luogo dell'incontro insieme alla ragazza, forse per recuperare la bicicletta, e di averlo visto fuggire quando le donne gli sono andate incontro urlando. Provano ad inseguirlo, ma lui è più veloce.

A tradirlo, oltre alle telecamere di sicurezza, l'ossessione del fratello per quella bicicletta trovata sul luogo dell'incontro: «Giuseppe non voleva che venissi a prenderla», ha confessato quest'ultimo quando i poliziotti l'hanno identificato mentre slegava la bici. Trovato lui, è stato facile rintracciare il marinaio. Quando i poliziotti della Squadra mobile di Roma sono arrivati a casa sua, pure questa non lontana da piazzale Clodio, Giuseppe Franco ha negato. Poi ha provato a difendersi: «Si sono stato io, ma non c'è stata nessuna violenza, la ragazza era consenziente». Una scusa detta a mezza bocca ai poliziotti (e che ovviamente non sposta il quadro accusatorio), che il giovane marinaio originario di Cassano Ionico potrebbe rivedere questa mattina, nel corso dell'udienza di convalida del fermo che si svolgerà a Rebibbia davanti al gip Giacomo Ebner ed al pm titolare del fascicolo Eugenio Albamonte.