Roma, «Striscia il badge e va via». Licenziata dal Comune per una soffiata interna

Roma, «Striscia il badge e va via». Licenziata dal Comune per una soffiata interna
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 6 Agosto 2017, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 09:38

Non è certo la prima furbetta del cartellino beccata a strisciare il badge del Comune di Roma per poi andarsene a spasso o a fare la spesa. Ma potrebbe essere la prima dipendente del Campidoglio ad essere licenziata grazie alla soffiata di un collega. Il dipartimento Personale di Roma Capitale pochi giorni fa ha messo sotto procedimento disciplinare un'impiegata del Segretariato generale che per decine di volte ha passato il cartellino sopra l'obliteratrice di Palazzo Senatorio, salvo poi dileguarsi dall'ufficio alla velocità della luce. La novità è che a notare (e segnalare) le scampagnate della dipendente lontano dalla scrivania non sono stati gli ispettori del Comune, ma un semplice collega. È lui il whistleblower, il soffiatore nel fischietto, il delatore insomma, che sfruttando la piattaforma online del Campidoglio ha fatto partire la procedura che dovrebbe portare l'impiegata dritta al licenziamento.

Importato dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, il whistleblowing è un meccanismo che consente a un dipendente di denunciare i colleghi in forma anonima per segnalare una possibile frode, un pericolo o altri rischi che possano danneggiare l'ente pubblico o l'azienda in cui lavora. In Campidoglio il sistema è operativo da un paio d'anni, ma questa è la prima volta in cui la spiata di un impiegato aiuta a licenziare un collega scorretto.

GIUSTA CAUSA
La funzionaria del Segretariato - lavora nello stesso palazzo della sindaca Virginia Raggi che ha promesso il «pugno di ferro» contro fannulloni e inefficienti - ha ricevuto la notifica della contestazione disciplinare pochi giorni fa. Facile prevedere il finale di questa storia, considerando che in questi casi la procedura interna termina sempre con la risoluzione unilaterale del contratto per giusta causa. D'altronde le prove raccolte dagli ispettori del Comune, subito dopo la segnalazione, sembrano schiaccianti. L'impiegata era un'habitué della toccata e fuga (dall'ufficio).

CAMOMILLA AL BAR
Sarebbe quindi il terzo licenziamento da inizio anno di un dipendente comunale per truffa e falsa attestazione sulla presenza a lavoro. La prima a sperimentare la procedura accelerata prevista dal decreto Madia, a inizio maggio, era stata Letizia B., dipendente comunale negli uffici di via della Greca da oltre trent'anni. In base a quanto ricostruito nel dispositivo di licenziamento la donna, il 20 aprile scorso, ha timbrato l'ingresso in ufficio alle 7.59 ma sarebbe uscita subito dopo. Destinazione: un bar nella zona per prendere una camomilla. Senza ripassare il badge, ovviamente. «L'assenza della timbratura in uscita rientra nella fattispecie della falsa attestazione della presenza in servizio», si leggeva nelle carte del procedimento disciplinare.

«SERVIZI ESTERNI»
Pochi giorni dopo, a fine maggio, è stato licenziato G.V., ultracinquentenne, funzionario inquadrato come istruttore amministrativo nel municipio XII, quello della zona Monteverde-Colli Portuensi. Anche lui è stato allontanato «senza preavviso», dopo essere stato sorpreso fuori dall'ufficio in orario di lavoro. L'uomo ha provato a discolparsi, spiegando prima di essere stato impegnato in non meglio precisati «servizi esterni»; poi, cambiando versione, ha chiamato in causa problemi di salute: «Stavo male, ho dimenticato di strisciare il cartellino: non mi era mai successo prima». Ma ha dovuto comunque restituire il badge.
 

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