Era la gestione delle sale giochi e delle slot machine a Roma il «core business» delle attività della cosca di 'ndrangheta dei Molè di Gioia Tauro che aveva ampliato lo spettro di azione anche nel controllo di imprese commerciali e imprenditoriali e nella gestione di significativi interessi in materia di traffico di armi e droga. È quanto emerge dall'operazione «Mediterraneo», condotta dai Ros e dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda reggina, che ha decapitato lo storico clan calabrese.
L'operazione, che oltre alla Calabria e al Lazio ha interessato anche Umbria, Liguria, Francia e Albania, ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 25 milioni tra cui una struttura per esami radiologici a Gioia Tauro, e, in Umbria, un centro odontoiatrico.
L'attività di coordinamento del gruppo era comunque ancora affidata alle decisioni di Girolamo Molè, detto ”Mommino”, di 53 anni, da tempo detenuto e condannato definitivamente all'ergastolo, considerato la «testa pensante» della cosca.
Tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere c'è anche Marino Belfiore, il corriere che nei mesi scorsi è stato arrestato dalla Guardia di Finanza sulla strada per Rizziconi, mentre con un carico di 14 kalashnikov.
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