Roma, cinquemila sms al veleno contro l'ex: stalker condannato a due anni

Roma, cinquemila sms al veleno contro l'ex: stalker condannato a due anni
di Adelaide Pierucci
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Sabato 4 Marzo 2017, 07:47 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 00:18
Chiamava pure di notte. Trenta, quaranta, cinquanta volte, con punte di settanta telefonate al giorno. Quasi quattromila settecento squilli a ripetizione in quattro mesi, e sempre con lo stesso pretesto: «Vediamoci, voglio chiarimenti. Perché mi hai lasciato?». È bastato un incontro casuale con un compagno di scuola, che non rivedeva da anni, a una impiegata quarantenne del quartiere Ostiense per finire nel vortice di una persecuzione che si è tradotta nell'incubo di non poter nemmeno tornare a casa da sola, o peggio di essere uccisa. Il compagno di scuola, all'apparenza gentile e protettivo quando lei dopo quattro mesi di relazione ha deciso di fare un passo indietro, si è trasformato in uno stalker che non le ha dato tregua. Tanto che una sera dopo averle preso a pugni l'auto l'aveva avvertita: «Io domani t'ammazzo». Il finto innamorato deluso, stalker seriale, Roberto P., 44 anni, ieri è stato condannato a due anni di carcere, nonostante lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato.

LA PAURA
La vittima, infatti, dopo aver sopportato per giorni le chiamate a raffica, gli sms d'amore o di insulto, i pedinamenti, gli appostamenti, ha avuto davvero paura e si è rivolta allo sportello antiviolenza comunale gestito da Be Free e lo ha denunciato. Per l'uomo così su richiesta del pm Silvia Santucci, del gruppo antiviolenza coordinato dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, è scattato il divieto di avvicinamento, che a stretto giro si è trasformato in un ordine di cattura. Nonostante l'imposizione di tenersi alla larga della vittima, lo stalker continuava a perseguitare la fidanzata con telefonate e l'invio di sms a qualsiasi ora del giorno e della notte: «Voglio spiegazioni».

LA DENUNCIA
Il legale di Be Free, l'avvocato Maria Quinto, come ha spiegato in aula in presenza del pm Francesco Musolino, ha contato 4.769 telefonate, la media di milleduecento chiamate al mese. La storia è recente. I due compagni di scuola si rivedono nel dicembre 2015. Si scambiano i numeri e decidono di rivedersi per un aperitivo. Nasce una relazione che lei decide di interrompere dopo quattro mesi. Il compagno sembra ossessivo, lei non ne è profondamente innamorata. «Meglio restare amici e basta», gli dice. Inizia così l'incubo. L'uomo, fingendosi addolorato, la ricontatta più volte. Ma poi, siamo nell'autunno scorso, non si accontenta più di disturbarla solo telefonicamente, la pedina fino al lavoro, organizza appostamenti sotto casa, sbarra con la sua Golf l'auto di lei per costringerla a scendere, gli spacca lo specchietto della macchina, la minaccia di morte: «Io ti ammazzo domani, vedi tu».
La donna non ha perso altro tempo e ha chiamato il centralino dello sportello antiviolenza del Campidoglio. In aula davanti al giudice l'imputato ha ritirato fuori la solita giustificazione: «Volevo solo un chiarimento, ma lei si ostinava a non parlarmi». Ora è in carcere, con il rischio di restarci ancora, vista la condanna a due anni di reclusione inflitta ieri. L'associazione Be Free l'8 marzo aderirà allo sciopero globale delle donne dietro lo slogan «Non una di meno» con volantinaggi anche all'interno della cittadella giudiziaria, a piazzale Clodio.