Spada, applausi ai funerali del boss: mezza Ostia si ferma per "Pelè"

Spada, applausi ai funerali del boss: mezza Ostia si ferma per "Pelè"
di Mirko Polisano
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Domenica 24 Luglio 2016, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 08:10

Il boss Pelè è morto e un intero quartiere si è fermato nel giorno dei suoi funerali. Blindati e senza clamore, per ordine della questura. Ieri mattina davanti alla chiesa di Nostra Signora di Bonaria, a due passi dal mercato dell'Appagliatore, c'erano mezzi corazzati e agenti di polizia. Uno ogni cinquanta metri, alcuni in assetto anti-sommossa, altri in borghese e altri ancora invisibili, appostati sui tetti dei vicini palazzi per monitorare la situazione. Da quando si è diffusa la notizia della scomparsa di Enrico Spada, personaggio di spicco dell'omonimo clan, è scattato il dispositivo di sicurezza per evitare quello che è accaduto un anno fa con le esequie show di Vittorio Casamonica, capo della famiglia di rom che nella capitale gestisce il giro di usura e il traffico di droga e «cugini» proprio degli Spada.
 
IL QUARTIERE
Da giovedì sera, giorno della morte di Pelè, a Ostia Nuova si respira un surreale silenzio: è il rispetto di una comunità al «Re» di piazza Gasparri. Il gergo della mala non cambia, le tradizioni invece sì. La ruota, simbolo dei sinti, stavolta non ha potuto girare per le strade della città. Questura e prefetti hanno vietato ogni tipo di messa in scena plateale. Niente carrozze né elicotteri e petali di rose. Solo un fragoroso applauso mentre la bara lasciava Ostia a bordo di un carro funebre Mercedes grigio metallizzata, che ha condotto Enrico Spada nel suo ultimo viaggio verso il cimitero di Prima Porta, scortata da cinque auto della polizia e da due di parenti. L'unico veicolo che ha sfrecciato davanti alla parrocchia è stata una camionetta della penitenziaria che ha accompagnato alcuni familiari usciti dal carcere per l'occasione.

In via Giovanni Ingrao, il via vai è stato continuo dalla notte precedente alla cerimonia funebre. Non si sono suonati clacson né si è sentita musica ad alto volume. Tutto per omaggiare Pelè, in un evidente stravolgimento di valori e regole. La gente è scesa in strada, altri residenti si sono affacciati ai balconi al passaggio del feretro. Il X municipio, guidato dalla commissione prefettizia dopo i fatti di mafia, ha negato ogni possibile iniziativa spontanea, compresa quella di un corteo a piedi per percorrere un centinaio di metri di distanza che separano l'abitazione del boss dalla chiesa. I carabinieri hanno interdetto la viabilità e hanno intimato ai «non graditi» di girare alla larga. Il curriculum criminale di Pelè è variegato. Noto per il suo essere sieropositivo è stato per anni l'arma vivente del clan. Minacciava di infettare le persone con il virus dell'hiv. Poi le continue estorsioni, il racket delle case popolari e la cocaina.

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