Siccità, a Roma lo spettro dei razionamenti. Ma il governo ha un piano alternativo

Siccità, a Roma lo spettro dei razionamenti. Ma il governo ha un piano alternativo
di Fabio Rossi
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Lunedì 24 Luglio 2017, 07:47
Otto ore al giorno senz'acqua, a meno di trovare una soluzione che serva quantomeno a traghettare la Capitale fino al primo fine settimana di agosto, quando le ferie estive fanno abitualmente calare il fabbisogno idrico romano. L'allarme è stato lanciato due giorni fa: con la fine dell'approvvigionamento dal lago di Bracciano, deciso dalla Regione Lazio, da venerdì Acea Ato 2, che gestisce il servizio di erogazione nella Città eterna, non sarà più in grado di fornire una quantità di acqua potabile sufficiente per soddisfare il fabbisogno di una popolazione così ampia.

Lo stop dell'acqua potrebbe concretizzarsi a Roma la notte o la mattina, con tre diverse fasce orarie, in ogni quartiere o municipio. Da allora si sta cercando una soluzione alternativa, con il governo che preme perché si eviti una situazione che, oltre ai notevoli disagi per i romani, infliggerebbe un nuovo, duro colpo all'immagine della Capitale d'Italia.

GLI INTERVENTI
Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, è pronto a proclamare lo stato di calamità naturale nel Lazio a causa della siccità, richiesto dalla Regione Lazio, per il quale si attende che il dicastero autorizzi la concessione degli indennizzi alle aziende del settore danneggiate dalla situazione di emergenza climatica.

A muoversi in prima persona è stato soprattutto Gian Luca Galletti. Il ministro dell'Ambiente, che già sabato aveva chiesto di «scongiurare un danno ambientale» per il lago di Bracciano, ma allo stesso tempo di «evitare un disagio forte a migliaia di cittadini romani». Nel fine settimana dal dicastero di Galletti sono partiti forti input verso la Regione e il governatore Nicola Zingaretti, affinché facciano tutto il possibile per scongiurare il razionamento idrico: Palazzo Chigi vuole evitare questa nuova grana estiva, e in via Cristoforo Colombo si sono messi in cerca di rimedi immediatamente spendibili. Secondo il presidente di Coldiretti Lazio David Granieri «lo stato d'emergenza è già stato decretato una ventina di giorni fa, siamo stati i primi a chiederlo: ma serve lo stato di calamità, abbiamo bisogno di interventi importanti».

L'IDEA
L'ipotesi attualmente allo studio, che sarà portata al ministero dell'Ambiente nella riunione convocata per giovedì prossimo, è quella di spalmare questo fabbisogno extra sulle altre nove fonti di approvvigionamento della Capitale: in particolare sulle cinque sorgenti - a partire da quella del Peschiera, la principale, situata in provincia di Rieti - che già garantiscono la gran parte dell'acqua potabile utilizzata tutti i giorni a Roma e nei comuni dell'hinterland.

Prima del vertice al ministero si attendono contatti preliminari tra Regione e Acea, come auspicato anche dalla sindaca Virginia Raggi, che chiede per «una collaborazione che garantisca l'acqua alla città». Questa soluzione straordinaria, secondo i tecnici, sarebbe necessaria soltanto per una settimana. Poi, da sabato 5 agosto, l'abituale riduzione del consumo idrico romano (nel periodo delle ferie estive) potrebbe traghettare i rubinetti romani fino a settembre.
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