Le scuole romane cadono a pezzi, i genitori degli alunni le rimettono a posto. A loro spese

Alunni e genitori al lavoro per tinteggiare l'aula
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Mercoledì 16 Settembre 2015, 12:20 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 15:54
L’aula scolastica è sporca? La ritinteggiamo noi. Sta diventando un’abitudine sempre più frequente tra i genitori degli alunni romani, quella di armarsi di vernice e pennello per rimettere a posto le classi delle scuole capitoline ridotte, in molti casi, in condizioni fatiscenti. Una pratica che, ormai da anni, ha preso piede in tutti i Municipi della Capitale.



Non c’è plesso scolastico in cui mamme e papà non hanno dovuto sborsare il famoso “fondo classe” per fare i lavori di manutenzione ordinaria e permettere ai loro ragazzi di andare a scuola in maniera più sicura. A qualche genitore è andata anche peggio, visto che ha dovuto indossare la tuta da imbianchino e il cappello da muratore, per pittare le pareti e rimettere a posto porte e finestre dell’aula.



All’Istituto comprensivo Piazza Minucciano, del III Municipio, per esempio, i genitori degli alunni di una classe della scuola elementare Piaget, hanno sborsato 17 euro a bambino per far dipingere l’aula. Non solo. Alcune mamme si sono armate di santa pazienza e hanno fatto le pulizie di inizio stagione, lavando le tende e smontando il ventilatore pieno di polvere.



Il tutto dopo l’autorizzazione della dirigenza scolastica che ha voluto un foglio di scarico responsabilità per eventuali infortuni e soprattutto l’utilizzo di un tipo di vernice con caratteristiche specifiche. Della serie: ci piacciono tanto i volontari, purché rispettino tutte le regole di un bidello o si sostituiscano fiscalmente e commercialmente a una ditta di lavori edili.



Ma qualcuno di fronte all’ennesimo atto di buona volontà e di apertura del portafogli ha cominciato a storcere la bocca: «che fine fanno i soldi che ad inizio anno versiamo alla scuola con un contributo volontario da 50 euro? Perché ci chiedono di portare anche il sapone e la carta igienica? Come mai ogni corso aggiuntivo alla normale didattica ricade sulle nostre tasche?». Domande che si pone Marco, papà di due bimbi che frequentano quell’istituto comprensivo. Dubbi che però riguardano ormai tutte le famiglie di Roma. Come dicevamo, le cose non cambiano negli altri quadranti della città.



Ad Ostia nel X Municipio, ad esempio, al Liceo Scientifico Antonio Labriola, i docenti e i ragazzi di una classe hanno riverniciato a proprie spese l’aula insieme ai volontari del gruppo sociale “Ostia per l’Africa”.



Situazione simile nell’Istituto Comprensivo “Via Latina 303” a San Giovanni, dove ogni anno (l’anno scorso ci fu la IV edizione) si organizza ‘una giornata fai da te’ nella quale genitori, alunni, docenti ed amici sono invitati a lavorare nelle classi per riparare, pulire e abbellire la scuola dei loro figli.



Ormai presidi e dirigenti scolastici sembrano puntare soltanto sulla buona volontà e sullo spirito di altruismo delle famiglie capitoline per aggirare il vuoto istituzionale che puntualmente si registra sul fronte scolastico.



L’ultima speranza per genitori e docenti rimane il decreto legge sulla “buona scuola”, da poco approvato dal Parlamento. Nel testo sono inseriti anche i fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole italiane. Nel primo caso ci saranno a disposizione 170 milioni da dividere tra le 20 regioni; mentre nel secondo caso i finanziamenti ammontano ad oltre 550 milioni. Chissà che i plessi scolastici romani non possano ripartire proprio da questi aiuti per tornare alla funzionalità e alla sicurezza di un tempo.