Rivolta anti-immigrati a Roma, Gabrielli: «C'è razzismo, ne accoglieremo altri»

Franco Gabrielli
di Simone Canettieri
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Sabato 18 Luglio 2015, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 09:05
Prefetto Franco Gabrielli, la destra l'accusa di aver fatto manganellare gli italiani per difendere i profughi; la sinistra, da Rifondazione al Pd, la osanna. C'è qualcosa che non funziona?

«Ecco, questa è la cosa peggiore che mi possa augurare: non mi sento un'icona della sinistra, né mi faccio condizionare da Casapound e dal centrodestra. Anche se non prendo in considerazione la parte che mi sostiene, ma mi interessa la parte che contesta. Vorrei ricordare che ho soltanto applicato in maniera coerente un bando, usando allo stesso tempo il buon senso. Quindi niente strumentalizzazioni politiche che in questa fase non servono».



Come si spiega queste proteste così violente: è razzismo o c'è una tensione sociale anche a Roma?

«In generale non escludo che su molte altre situazioni vi possano essere anche questioni riferite a tensioni sociali e al disagio dei residenti in zone della città dove è già complicato vivere. I profughi ospitatati in questa struttura provengono dal IV municipio, da un centro, quello di via Visso, che aveva già molte criticità denunciate dai residenti. E quindi abbiamo optato, seguendo il bando, per una redistribuzione».



La verità è che gli italiani a parole sono accoglienti ma nei fatti non vogliono i profughi sotto casa?

«Non voglio generalizzare, ma c'è una sindrome Nimby (acronimo inglese per Not In My Back Yard, "Non nel mio cortile" ndr) che è reale. La rappresentazione plastica di quanto sostengo è contenuta in alcune affermazioni che ho ascoltato oggi: 'io non sono razzista, ma...'».



Arriveranno altri profughi a Casale San Nicola?

«Assolutamente sì, ne arriveranno degli altri. L'unico percorso serio è quello di un recupero del buon senso».



E se si ripetessero queste proteste?

«Andremo avanti».



Le cariche della polizia ai manifestanti erano evitabili?

«Io registro che c'è un poliziotto con la testa spaccata e una decina di feriti tra le forze dell'ordine. Spero che queste persone, chi li ha aggrediti, paghino. Faremo analizzare i filmati e colpiremo i colpevoli. Questo clima non si può tollerare per nessun motivo. Se poi entriamo nel merito della vicenda, ciò che mi interessa veramente, nel bando del febbraio scorso si parlava di 3.125 persone da accogliere a Roma e noi finora ne abbiamo potute sistemare 900. Abbiamo già escluso strutture non idonee, abbiamo ascoltato i territori, abbiamo fatto un'analisi seria, calcolando il contesto. C'è un legittimo diritto di protestare, ma c'è anche il diritto di chi ha investito, penso agli operatori del settore, su queste strutture d'accoglienza, vincendo un bando. E poi c'è un diritto, umano, a monte, che chiamerei universale».



Cioè?

«Non oso pensare a cosa avranno pensato questi ragazzi, che provengono da teatri di guerra, mentre dal pullman assistevano a scene simili».



A Treviso c'è stato un caso analogo. Ma hanno vinto i residenti e la Lega. Dopo le proteste i rifugiati sono stati trasferiti altrove, la sua collega stava per dimettersi. A Roma è successo il contrario. Dipende dal contesto politico? C'è il rischio che le rivolte si diffondano in tutta Italia?

«Non giudico il lavoro degli altri prefetti, ogni caso ha una storia a sé. Non c'è chi fa lo sceriffo e chi si cala le braghe. Siamo uomini e donne dello Stato».



Almeno per un giorno si è dimenticato del dossier Mafia Capitale. In questa fase di incertezza per il Campidoglio e per la città in generale, non si sente sovraesposto? Franco Gabrielli è diventato il vero punto di riferimento di Roma.

«Questa è una vera iattura, così c'è il rischio che si perda di vista il mio ruolo terzo, io vorrei fare solo il mio lavoro, invece vengo tirato per la giacchetta di continuo».



Appena ha inviato la relazione su Mafia Capitale al ministro Angelino Alfano su Mafia Capital è diventata subito di dominio pubblico. Cosa non ha funzionato?

«Una relazione classificata come riservata è stata data in pasto alla stampa, ho ricevuto telefonate di giornalisti che mi citavano i numeri della pagina della mia relazione per chiedermene conto, uno sgradevole cortocircuito».



Lo sa che c'è chi le rinfaccerà il fatto di non aver chiesto lo scioglimento per mafia del Comune di Roma contraddicendo alle indicazioni della commissione d'accesso?

«La proposta definitiva, come si sa, spetta al ministro Alfano che la porterà in Consiglio dei ministri. Dal mio punto di vista, letti gli atti della commissione d'accesso, sono convinto della mia scelta dal punto di vista giuridico e sono orgoglioso di non contribuire ad arrecare a questa città un ulteriore sfregio. Per rispetto di una pratica che deve ancora concludersi preferisco non aggiungere altro».