Uccisa a Roma, alle spalle una storia d'amore lunga due anni: «Lui era troppo geloso»

Sara Di Pietrantonio
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 30 Maggio 2016, 08:41 - Ultimo aggiornamento: 08:48
Erano stati insieme per più di due anni, Sara e Vincenzo. Una storia tormentata, alti e bassi, litigate e riconciliazioni, in bilico su «una linea sottile», come canta Ligabue, che lei adorava. Si erano conosciuti due estati fa, mentre Sara era impegnata in uno dei lavoretti che faceva durante le pause dalle lezioni universitarie. Cameriera in una pizzeria, barista, animatrice per bambini. Metteva da parte i soldi.
 

Per continuare a coltivare le sue grandi passioni: la musica e la danza. «Non era tipo da spendere per i vestiti firmati - dice nonna Vittoria, che abitava con lei nella casa della Pisana - Basta guardare il suo armadio: neanche una griffe o un paio di scarpe costoso. Erano altre le sue priorità». È facile, quando muore una ragazza giovanissima, dallo sguardo dolce e i capelli color oro, parlare di un angelo che se n'è andato. «Ma Sara era questo - dice la nonna - un angelo nella vita di tutti quelli che la conoscevano. Non solo per la sua famiglia».

LA ROTTURA
Anche per «Vince», guardia giurata, più grande di lei e che a lei si era attaccato visceralmente. «Era molto geloso», raccontano gli amici della ragazza. «Quando si lasciavano, era molto pressante. Si presentava anche all'uscita dalle lezioni, a sorpresa». Inevitabile, come avviene sempre in questi casi, che sia stato uno dei primi ad essere ascoltato dalla polizia. Si erano lasciati una settimana fa. Per l'ennesima volta. Fino ad allora, si erano sempre riconciliati, soprattutto per le pressioni di lui. Stavolta però era cambiato qualcosa, rispetto al passato. Perché Sara aveva iniziato a frequentarsi con un altro ragazzo. Forse è proprio per lui, per l'altro, che si era spezzata la storia d'amore con Vincenzo. Senza possibilità di lieto fine.
 
A CASA DALLA MADRE
Che fosse stata una storia «seria», come può esserlo a 22 anni, lo dimostra il fatto che Vincenzo era stato presentato alla famiglia di lei. «Veniva ogni tanto a cena», dice una zia di Sara. C'era sempre alle feste di compleanno. E conosceva la madre di Sara, la «migliore amica» della figlia, la donna che l'aveva cresciuta quasi «in solitaria», da quando aveva divorziato dal padre, con la figlia di tre anni appena.Ma quel rapporto che lei raccontava sul suo profilo Facebook pubblicando una sfilza di foto romantiche, come quella con un cespuglio di rose rosse a fare da sfondo ai due innamorati sorridenti, oppure lo scatto con lei che appoggia delicatamente la testa sulla spalla di lui (e lui che ammicca, guardando in macchina), quel rapporto in due anni, aveva avuto diverse ombre. Un ottovolante di litigi e riavvicinamenti.

Con le pressioni di «Vince» che alla fine riuscivano a convincere Sara. Lui «molto geloso», ripetono gli amici di lei, «ma non violento. Non l'aveva mai toccata con un dito». Anche perché la madre «se ne sarebbe accorta», dicono in famiglia. «Si dicevano tutto, la seguiva sempre». Fino a quell'auto carbonizzata dove la vita di Sara si è spenta per sempre.
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