Concorsi truccati, coinvolti tre prof della Sapienza: sospesi. Il disagio degli studenti

Concorsi truccati, coinvolti tre prof della Sapienza: sospesi. Il disagio degli studenti
di Lorenzo De Cicco
3 Minuti di Lettura
Martedì 26 Settembre 2017, 08:30
Da una parte la copia del Quarto Stato, dall'altra un post-it con scritto: «Forza Lazio sempre, abbasso Roma» (ma un'altra mano, in piccolo, ha chiosato con l'inchiostro rosso: «La Juventus è tutta un'altra cosa»). Si presentava così, ieri, lo studio di Eugenio Della Valle, ordinario della facoltà di Economia alla Sapienza. Uno studio deserto, il suo, perché il professore romano, classe 62, era appena stato interdetto, insieme ad altri due colleghi della prima università capitolina. Per un anno dovrà stare alla larga da lezioni, lauree e appelli.

«Stamattina era a un convegno, a Milano», dicono i colleghi di corridoio, poco inclini a commentare quel presunto giro di promozioni truccate sgominato dalla Procura di Firenze e che ha sfiorato anche la Minerva, il più grande ateneo d'Europa per numero di studenti. Nelle carte dell'inchiesta che in tutta Italia ha coinvolto 29 docenti (sette sono finiti agli arresti), si parla di «sistematici accordi corruttivi tra professori di diritto tributario finalizzati a rilasciare le abilitazioni all'insegnamento secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori». Cattedre assegnate, hanno scritto i pm, attraverso «valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi».

DEBUTTO DELLE MATRICOLE
Alla Facoltà di Scienze Politiche, dove insegnava un altro docente interdetto, Pietro Selicato, ieri era il primo giorno di lezioni per le matricole. Una bella lezione di vita, questo debutto marchiato dall'inchiesta: proprio prima che si spalancassero le porte delle aule, avevano fatto ingresso nella città universitaria i finanzieri delle Fiamme gialle, per passare al setaccio carte e documenti. E così, prima ancora che rimbalzasse da un sito internet a una bacheca di Facebook, la notizia già circolava tra gli studenti fin dalle prime ore della mattinata, si propagava nelle salette di lettura, se ne parlava davanti alla macchinetta del caffè.

LA PROTESTA
I conciliaboli informali hanno preso una forma più strutturata nell'assemblea del pomeriggio. I punti del giorno erano altri, ma alla fine si è parlato solo di questo. L'inchiesta, lo scandalo dei concorsi truccati, la «banda dei prof» che si spartiva le cattedre. C'è molta rabbia ma, a dirla con franchezza, ben poco stupore. «La verità? Non è uno shock per nessuno - si sfogano gli studenti durante l'adunata di quello che un tempo si chiamava collettivo - Giusto qualche anno fa, in questa stessa facoltà, era stato coinvolto un altro professore per una vicenda simile. Certe logiche sono difficili da scalfire; che nell'università italiana contino raccomandazioni e amicizie non è uno scoop». Riecco quindi l'indistruttibile totem dei baroni, «ma non è un cliché, è la realtà», si liberano gli studenti in assemblea.

«C'È SOLO L'ASSISTENTE»
«Il prof stamattina non è venuto, ha mandato un assistente», raccontano nei corridoi della terza facoltà della Sapienza coinvolta dall'inchiesta, quella di Giurisprudenza, che arruolava, almeno fino a ieri, Pietro Boria, direttore di master con un curriculum illustre da presidente della Società degli Studiosi di diritto tributario. Nelle bacheche per gli studenti sono ancora affissi gli orari delle lezioni che avrebbe dovuto tenere per tutto il semestre appena cominciato, ma nel suo ufficio, al primo piano, qualcuno ha già ammucchiato scatoloni e cartelle d'archivio. La luce è spenta, c'è un'aria da trasloco. Fuori dalla stanza, nel corridoio principale, qualcuno ha appeso uno striscione per le matricole: «Lasciate ogni tristezza voi che entrate».
© RIPRODUZIONE RISERVATA