Per l'accusa, i due avevano «alterato i contenuti del bando pubblico variando in eccesso il costo per la partecipazione». Ai 23 giovani ingegneri che si erano iscritti erano stati chiesti 7mila euro a persona, invece dei 2mila previsti dal bando reale: 5mila euro, attraverso un sito internet esterno a quello dell'università, finivano nelle tasche dei ricercatori, che poi «falsificavano la firma sui bollettini degli studenti» formalizzando l'iscrizione e il pagamento delle quote dovute all'ateneo per il master reale. In questo modo gli imputati, che avevano realizzato una contabilità parallela estranea al sistema universitario Infostud, avrebbero intascato ben 115mila euro. Soldi che glòi ingegneri truffati non avrebbero mai dovuto pagare.
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