Il giallo di Santa Marta, «Un uomo segreto nella vita di Miriam»

Il giallo di Santa Marta, «Un uomo segreto nella vita di Miriam»
di Marco De Risi e Adelaide Pierucci
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Mercoledì 24 Febbraio 2016, 19:52
«Era una bella donna, amava la musica ma mi sembrava sola». È una vicina a raccontare i frammenti di vita di Miriam Woldu, 34 anni, italiana di origini eritree, l’impiegata di Santa Marta, la casa del Papa, trovata morta, incinta al settimo mese, venerdì sera nel suo appartamento alla Pisana. La morte risale a qualche giorno prima senza che nessuno abbia soccorso Miriam. L’impiegata vaticana viveva in un residence di via Cesare Pascoletti, oltre 80 appartamenti in cortina, divisi in varie palazzine.

«Ricordo - continua Alessandra, la vicina - che una volta, credo un mese fa, mentre salivo le scale, ho visto un giovane davanti la porta di casa di Miriam. Era vestito bene, alto di statura, teneva in mano dei fiori e aveva i capelli a spazzola. Ho pensato che potesse essere un militare. Ma non ne sono sicura. Lei lo ha fatto entrare. Poi dall’appartamento non si è sentito più nulla. Di solito, invece, la sentivo litigare con un uomo ma credo che ci discutesse al telefono. Litigate furiose anche durante il periodo della gravidanza». Miriam aveva affittato un appartamento nel residence da circa un anno. Ieri pomeriggio, qualcuno ha deposto una bottiglia con una rosa sullo zerbino della porta di casa di Miriam. L’appartamento è sotto sequestro a disposizione della magistratura. La donna aveva un’auto, una Citroen, che è stata prelevata dagli uomini dell’Arma per i vari accertamenti scientifici. Sul caso indagano i carabinieri del comando provinciale guidati dal colonnello Giuseppe Donnarumma. In Procura è stato aperto un fascicolo affidato ai pm Pantaleo Polifemo e Pierfilippo Laviani.
 
LA COLLETTA
Sul portone del palazzo c’è una lettera di una condomina e dell’amministratore con la quale invitano i residenti a fare una colletta per i famigliari di Miriam. «Non scorderò mai il dolore dei genitori davanti la porta di loro figlia», c’è scritto nella richiesta di fondi. Eppure Miriam la ricordano in pochi. «La notte del ritrovamento - racconta affranto il portiere - sono arrivati il fratello e i genitori di Miriam. Erano disperati». Però qualcuno nel palazzo rammenta di avere sentito gli investigatori dire che lei non aveva buoni rapporti con i genitori. «Come si può morire così? Dimenticata anche da chi l’aveva messa incinta», si sfoga Alessandra, la vicina. Miriam sapeva di essere diabetica e di rischiare nel portare avanti la gravidanza. «Nel palazzo c’è un infermiere - racconta Alessandra - Io le avevo detto che si poteva rivolgere a lui in qualunque momento. A lei piaceva la musica. Sentivo spesso delle canzoni provenire da casa sua. Musica latina e anche musica pop».

«A me non risulta che quella donna avesse un uomo - racconta un vicino - io l’ho vista sempre da sola. Ben vestita, sorridente ma mai in compagnia di un uomo. Anzi, sapevo che si era lasciata da oltre un anno con il marito. Mi ricordo che qualche tempo fa l’ho incontrata in portineria. Andava a ritirare un pacco. E’ stata gentile ci siamo salutati. Sono rimasto impietrito quando ho saputo cosa è capitato a quella donna. La vedevo girare con il pancione. E’ possibile mi chiedo che una donna diabetica e al settimo mese di gravidanza possa morire così, dimenticata da tutti?».
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