San Camillo, dormitorio per clochard
Incustoditi gli ex locali di cardiochirurgia

San Camillo, dormitorio per clochard Incustoditi gli ex locali di cardiochirurgia
di Elena Panarella
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Giovedì 16 Gennaio 2014, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 12:42

L’ospedale San Camillo Forlanini il centro di riferimento, per i trapianti di cuore, per tutto il centro sud. Negli ultimi mesi il reparto di cardiochirurgia stato trasferito e i locali sono in stato di abbandono: i lavori di ristrutturazione, per rimettere a norma terapia intensiva, sale operatorie e l’intero reparto, non sono ancora iniziati.

E così quelle grandi stanze sono diventate il rifugio di barboni e sbandati. L’ultima volta risale a una settimana fa quando alcuni senzatetto sono entrati spaccando un vetro e altri si sono intrufolati dalle scale antincendio. Il reparto è completamente incustodito eppure all’interno ci sono ancora macchinari costosi e funzionanti, medicinali, letti, tv. Anche le vecchie sale operatorie sono in balia di chiunque. Eppure a guardare quelle finestre da fuori sembra ancora in funzione: luci accese 24 ore su 24 così come i riscaldamenti. Certo è che il San Camillo è una vera e propria città, la prima struttura venne inaugurata nel ’28, si estende su un’area di 40 ettari e controllare la notte tutti i padiglioni richiederebbe davvero l’aiuto dell’esercito.

TECNOLOGIA ABBANDONATA

«Abbiamo chiesto un finanziamento nel 2011 di cento milioni - spiega Aldo Morrone, direttore generale del San Camillo - finanziati in parte dai fondi per l’edilizia sanitaria (ex articolo 20) e in parte con la stipulazione di un mutuo autorizzato dalla Regione per l’aggiornamento tecnologico e strutturale degli edifici: parliamo di un ospedale costruito all’inizio del secolo scorso. Tra questi anche il padiglione di Cardioscienze». Intanto la nuova cardiochirurgia punta all’avanguardia a partire dalle sale operatorie: «Il Ministero della Salute e il Centro nazionale trapianti (Cnt) hanno approvato il collaudo per le otto camere operatorie nella piastra centrale dove ora stiamo lavorando - continua Morrone - Si tratta di sale operatorie innovative: le porte vanno in allarme automatico in caso di apertura proprio per ridurre qualsiasi tipo di infezione». E con la direzione dal ’98 del professore Francesco Musumeci la prestigiosa tradizione della Cardiochirurgia si è rafforzata ancor di più: diventando un punto di riferimento importante per i trapianti di cuore, per l’assistenza meccanica al circolo e per l’impianto del cuore artificiale. «Stiamo studiando la chiusura dei padiglioni di notte - conclude Morrone - e provvedimenti per il personale che non chiude le porte».

«Quello dei locali dell’ex cardiochirurgia e dell’ex terapia intensiva è il caso più clamoroso di abbandono logistico di questa azienda, dove i senza fissa dimora, sempre più numerosi, cercano riparo negli ambienti meno sorvegliati e meno angusti - tuonano Stefano Barone e Raffaele Piccari, delegati Rsu Nursind - da qualche tempo la situazione di degrado nelle Unità Operative chiuse da mesi (nel monoblocco) e nei locali dei Padiglioni ristrutturati è aumentata». E aggiungono: «In effetti, manca la vigilanza nei luoghi deputati e, nei reparti chiusi, l’illuminazione e il riscaldamento vanno in permanenza 24 ore su 24.

L’ospedale ha funzione sociale, e non siamo in antitesi con questo principio, ma c’è la necessità di tutelare il patrimonio pubblico oltre che salvaguardare pazienti e dipendenti dell’Azienda». «Non ci lamentiamo se i cittadini sono scandalizzati dal fatto che non ci sono posti letto nei reparti e i pronto soccorsi sono stracolmi se poi vedono interi piani in stato di abbandono come questi di cardiochirurgia - sottolinea Fabrizio Santori, consigliere regionale e componente della commissione Salute - Letti automatizzati utilizzati come mensola, cateteri, flebo, e medicinali in scadenza 2015 accatastati tra la polvere e la sporcizia. La sanità è in uno stato di emergenza generale il presidente Zingaretti invece di smentire con comunicati quanto accade nei nosocomi romani è meglio che vada a vedere».

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