I CONTROLLI
Quello che l'indagine vuole accertare sono «le modalità di attuazione» della protesta e in particolare «il relativo impatto sull'erogazione del servizio pubblico all'utenza». Perché se è vero che è sicuramente permesso organizzare una mobilitazione, è anche vero che i servizi minimi devono comunque essere assicurati. E a vedere quello che è successo due giorni fa, si fa fatica a credere che qualcuno si sia crucciato di tenere in considerazione anche le esigenze di centauri e automobilisti, che infatti sono rimasti imbottigliati nel traffico per ore. Si sarebbe trattato in sostanza, questa almeno è l'accusa, di uno sciopero mascherato.
L'ADUNATA
La grande adunata era stata convocata tatticamente dalle 7 alle 9 di martedì. E ieri c'è stata una replica, anche se l'adesione, dopo le polemiche, è stata leggermente più bassa. A creare particolare disagio, il fatto che l'assemblea non riguardasse un gruppo qualsiasi dei vigili urbani (oltre la metà dei 6mila agenti svolge ancora mansioni amministrative, dietro una scrivania). A protestare erano proprio gli uomini del Gpit, il Gruppo di pronto intervento traffico.
Quelli che in strada ci stanno sempre, veri e propri semafori umani, impegnati per ore a sbrogliare ingorghi e a fluidificare, come si dice in gergo, quei serpentoni di lamiere che, nelle ore di punta, si allungano per chilometri sull'asfalto. Ecco perché, quando disertano i turni, si sente. E infatti nei giorni scorsi, mentre i pizzardoni si davano appuntamento nella sede di Circonvallazione Ostiense, migliaia di scooteristi, automobilisti e passeggeri dei bus rimanevano intrappolati nelle strade in preda all'anarchia.
A partire dalla famigerata Colombo, dove intorno alle 8, tutte le mattine, si riversano gli abitanti dei quartieri di Ostia, Casalpalocco, Infernetto, Acilia, Torrino ed Eur. Ancora più congestionata del solito. Ma d'altronde, spiegano i sindacati, all'ordine del giorno dell'assemblea c'erano temi non più rinviabili: dal «malessere organizzativo» alla «ricerca delle soluzioni».
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