Rispondeva alle accuse di peculato e truffa. E non sono valse le scuse a giustificarlo. Non appena un funzionario dell'ufficio controlli sul parco auto del Comune si è accorto che i conti accreditati su quella card non quadravano, ha prima convocato il vigile, in pensione da sei mesi, e poi ha girato la segnalazione all'ufficio legale del Campidoglio che a sua volta si è rivolto in procura. L'iscrizione nel registro degli indagati, da parte del pm Francesco Dall'Olio, è stata automatica. L'ex vigile, per anni in servizio presso il V gruppo della polizia locale, una volta scoperto, ha ammesso la responsabilità: «Non so perché l'ho fatto».
Nella contestazione della procura finiscono sette rifornimenti effettuati in tre mesi, nell'inverno tra il 2013 e il 2014. «La contestazione del reato di peculato - ha ricostruito in aula il pm Andrea Cusani - è implicita all'utilizzo della carta carburante da parte dell'ex dipendente pubblico. Quella di truffa è derivata dal raggiro col quale è stato giustificato l'utilizzo». Per ogni rifornimento l'indagato indicava, in maniera alternata, le targhe di due auto del Comune. Vetture, però, che lui non poteva saperlo, erano state rottamate anni prima. Da qui la richiesta di condanna a un anno e mezzo. Il presidente della II sezione collegiale, Riccardo Amoroso, pur riconoscendo l'ipotesi lieve per il peculato, decide una pena di quasi due anni. Per il difensore dell'imputato, l'avvocato Pietro Nicotera, si è trattato solo di «una debolezza: mai avuto nella sua carriera una nota di biasimo».
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