Roma, «Se non paga tocca ammazzarlo», usura ed estorsione con metodo mafioso, arrestate 17 persone: anche due finanzieri

Roma, «Se non paga tocca ammazzarlo», usura ed estorsione con metodo mafioso, arrestate 17 persone: anche due finanzieri
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Venerdì 16 Giugno 2017, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 19:26

Dalle prime luci dell'alba, i finanzieri del comando provinciale di Roma stanno eseguendo 17 ordinanze di custodia cautelare - di cui 13 in carcere - per i reati di associazione a delinquere, usura, estorsione, abusivismo finanziario, reimpiego di capitali illeciti, trasferimento fraudolento di valori e accesso abusivo a sistemi informatici; per molte condotte è stata contestata l'aggravante del «metodo mafioso». I militari del Nucleo di Polizia Tributaria della capitale stanno sequestrando beni per oltre 16,5 milioni di euro.

IL SODALIZIO
È un vero e proprio sodalizio criminale contiguo con ambienti malavitosi di stampo camorristico e 'ndranghetista quello sgominato. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno avuto inizio nel 2013, dopo la denuncia di una vittima delle estorsioni, finita nella trappola dei suoi aguzzini dopo avere ottenuto prestiti usurai. In questo contesto, è poi emerso l'illecito rapporto tra un affermato imprenditore romano, Alessandro Presutti, e due pluripregiudicati di origine campana da tempo trasferitisi a Roma. In particolare i due partenopei, Francesco Sirica e Luigi Bonocore, insieme a Presutti, avrebbero applicato bieche logiche mafiose, anche con il ricorso a metodi molto violenti per il recupero dei crediti.

LE INTERCETTAZIONI
In una intercettazione finita agli atti del procedimento, uno degli indagati afferma: «Ci devono pagare lo strozzo...sto aspettando...mi metto sulla moto e lo butto di sotto...tocca  ammazzarlo». Le intercettazioni, infatti, hanno consentito di accertare che Presutti si rivolgeva a soggetti di elevato spessore criminale per il recupero dei crediti vantatati e ancora non riscossi, tra cui il boss Maurizio Rango, regente della cosca di 'ndrangheta Rango-Zingari di Cosenza e attualmente in carcere per associazione mafiosa. Il sodalizio criminale aveva inoltre la capacità di reclutare noti pregiudicati, tra i quali un importante esponente della famiglia Cordaro di Tor Bella Monaca (clan già finito nel mirino della polizia in una maxi-retata tra le torri).

MICHELE O' PAZZO
Nel corso delle indagini è emerso un rapporto di colleganza e fidelizzazione con il noto boss Michele Senese, Michele o' pazzo, la cui fama criminale veniva sovente evocata per gestire le dinamiche relazionali con altre organizzazioni malavitose ovvero per intimorire le vittime di usura o, ancora, per garantire la raccolta di denaro necessari al sostentamento dei membri del gruppo campano nonché alle loro ingenti spese legali connesse a processi in corso. Agli arresti, inoltre sono finiti anche due professionisti, incaricati di tentare recuperi «legali» dei crediti. In questo caso si tratta di un avvocato del foro di Roma e di un consulente del lavoro.

SPIE E FIANCHEGGIATORI
Agli arresti, infine, sono andati anche due finanzieri, indagati per aver fornito informazioni al sodalizio. Complessivamente, gli indagati nell'inchiesta sono cinquanta, mentre ammonta a 16,5 milioni di euro il valore dei beni sequestrati dagli uomini della guardia di Finanza.

 

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