Roma, settimo caso di tubercolosi al Fatebenefratelli: contagiato un barista

Roma, settimo caso di tubercolosi al Fatebenefratelli: contagiato un barista
3 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Ottobre 2017, 15:28 - Ultimo aggiornamento: 20:36
«Stiamo monitorando e gestendo il focolaio dei casi di infezione fin qui registrati e mettendo in atto le misure preventive contro il rischio di trasmissione a pazienti e a operatori». Nel comunicato del Fatebenefratelli, dopo il settimo caso di tubercolosi (Tbc) in quattro mesi, la situazione viene definita «sotto controllo», ma la parola focolaio non rassicura i 1.200 sanitari e dipendenti dell'ospedale sull'Isola Tiberina, nel centro di Roma. La paura inizia a diffondersi e le notizie ad uscire. Lo stesso ospedale avverte che potranno esserci «altri sporadici casi sospetti», pur continuando a respingere la parola più temuta: epidemia. L'ultimo ad essersi infettato é un dipendente del bar interno, gestito da una società esterna. Il primo che non sia un medico o un infermiere (o una studentessa tirocinante) di un reparto di prima linea.

Un uomo di 35-40 anni, secondo quanto trapela dall'interno del Fatebenefratelli, che lavorava nell'angusto posto di ristoro al piano terra. Ha accusato dei sintomi - gli altri casi erano asintomatici -, si é sottoposto al Quantiferon, il costoso test sul sangue che rileva la positività, poi a una radiografia e infine alla Tac. Confermata la diagnosi di tubercolosi é stato messo in isolamento e poi trasferito in una struttura specializzata in malattie infettive, probabilmente l'ospedale Spallanzani. Stesso iter degli altri sei contagiati, tutti sanitari del pronto soccorso o del reparto Breve osservazione, dove arrivano pazienti di tutti i tipi e di tutte le provenienze. Finora, ha reso noto l'ospedale giorni fa, solo un caso, quello di un medico, é evoluto in tbc conclamata. Un altro in polmonite, altri sono sotto osservazione.

«La situazione è sotto controllo - si legge in una nota dell'ospedale -. Abbiamo già fatto uno screening massiccio su circa un quarto degli operatori dell' ospedale partendo dalle aree più a rischio. Non è escluso che possano essere identificati altri sporadici casi sospetti, individuati precocemente nella fase ancora non contagiosa e che addirittura potrebbero non evolversi mai in malattia».

«Tra i soggetti più a rischio di contrarre la tubercolosi figurano anche gli operatori sanitari - dice Fabrizio Palmieri, direttore dell'Unità operativa complessa (Uoc) Malattie infettive dell'apparato respiratorio dell'ospedale Spallanzani -.
L'evenienza della tubercolosi in operatori sanitari, e tra i ricoverati da noi, è estremamente rara, come documentato anche nella letteratura scientifica». Al Fatebenefratelli, controllato dall'Ordine ospedaliero San Giovanni di Dio, alcuni sanitari denunciano ritardi nei test e nelle radiografie per identificare la Tbc, di controlli ogni sei mesi nei reparti più a rischio e ogni anno negli altri. Il contagio di un dipendente del bar potrebbe aumentare la psicosi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA