Roma, la truffa-bis dei biglietti clonati: «Buco nero da 60 milioni l'anno»

Roma, la truffa-bis dei biglietti clonati: «Buco nero da 60 milioni l'anno»
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 26 Ottobre 2016, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 09:50
La nuova indagine sui biglietti clonati del trasporto pubblico romano - quelli che ancora oggi, a distanza di tre anni dallo scandalo del sistema parallelo di bigliettazione, viaggiano su bus e metro della Capitale - nasce da un episodio come tanti altri. Come ne accadono a centinaia ogni giorno. E se non fosse stato per un pugno di dipendenti che si sono incaponiti attorno alla singola anomalia legata a un unico tagliando, non si sarebbe mai arrivati un'inchiesta interna prima e poi a una segnalazione alla Procura della Repubblica.

La scena è questa: siamo ai primi di maggio, un turista spagnolo continua a obliterare il biglietto, ma niente. Non funziona. La macchina continua a risputarlo fuori. «Ma l'ho appena comprato!», protesta con gli addetti della stazione. I quali si avvicinano e notano che qualcosa non va: il ticket effettivamente non riportava nessun segno di validazione, eppure il codice del tagliando risultava già obliterato. I vigilantes si sono rivolti ai superiori, che a loro volta hanno girato il caso agli ispettori aziendali. Ne è nata un'indagine interna ramificata che ha accertato come il giro d'affari sotterraneo - e potenzialmente milionario - venuto alla luce nel 2013 sia ancora in piedi. Con le matrici originali duplicate (a volte triplicate) immesse sul mercato.

Irregolarità talmente gravi ed estese che tra maggio e giugno la più grande partecipata dei trasporti pubblici d'Italia è stata costretta a rescindere il contratto con tre degli otto grossisti incaricati di distribuire i ticket ai piccoli esercenti (dalle edicole e alle tabaccherie). E l'ex direttore generale della partecipata, Marco Rettighieri, ha deciso di portare tutto ai pm di piazzale Clodio.

L'inchiesta interna avviata tre anni fa dal Campidoglio con Marino sindaco invece si è trasformata in un buco dell'acqua. Basta considerare che il presidente dell'organismo che avrebbe dovuto fare luce sui «proventi illeciti» della doppia bigliettazione con il sospetto che venissero dirottati nelle casse di partiti politici e dirigenti corrotti è quel Massimo Caprari poi arrestato nell'inchiesta di Mafia Capitale.

Per capire che qualcosa non quadrasse, forse, sarebbe stato sufficiente sfogliare gli ultimi report interni sulla bigliettazione. Bastava leggere, ad esempio, che nel 2015 l'Atac ha venduto 6,6 milioni di biglietti in meno rispetto all'anno precedente. Nonostante questo, le vidimazioni ai tornelli delle stazioni della metro, tra il 2014 e il 2015, sono aumentate. Con quali biglietti, verrebbe da chiedersi, visto che la vendita dei tagliandi aveva registrato una perdita milionaria.

INTROITI IN PICCHIATA
Secondo la Ragioneria generale del Campidoglio, i ricavi da titoli di viaggio «sono passati dai 269 milioni di euro del 2014 ai 258,6 milioni del 2015, con un decremento annuo pari a 10,4 milioni di euro», come si legge nell'ultimo rapporto sul Trasporto pubblico locale a Roma.

Ma i mancati incassi per Atac, secondo le stime che circolano nel quartier generale dell'azienda in via Prenestina, sono molto più alti. Almeno 60 milioni di euro all'anno il buco creato dai famigerati portoghesi, quelli che salgono a bordo dei mezzi pubblici senza sborsare un centesimo. Si tratta almeno del 30% dei passeggeri dell'Atac, suggeriscono le stime più prudenti: almeno la metà dei passeggeri degli autobus, dove i controlli sono più blandi, mentre sui vagoni della metro si oscilla tra il 10 e il 20 percento dei viaggiatori, a seconda delle stazioni. Sarà un caso, ma quelle maggiormente presidiate (anche dalle forze dell'ordine) sono le stesse in cui si registra il maggior numero di accessi durante l'anno: non solo Termini (12,2 milioni di vidimazioni sulla linea A, altri 9,3 milioni sulla B), ma anche Ottaviano (8,7 milioni), Flaminio (7,6 milioni), il capolinea di Anagnina (7,5 milioni) e la stazione Tiburtina (5,8 milioni). In tutto, l'anno scorso l'Atac ha venduto 97 milioni di biglietti, contro i 103 milioni del 2014. Quelli clonati, invece, non li ha contati nessuno.

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it
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