Tor Sapienza, dossier di fuoco dei residenti. Il Comune promette sgomberi

Tor Sapienza, dossier di fuoco dei residenti. Il Comune promette sgomberi
di Simone Canettieri e Alessia Marani
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Martedì 18 Novembre 2014, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 08:46
L’appuntamento è alle 8 di mattina, nella Sala delle Bandiere in Campidoglio. Da una parte il comitato di Tor Sapienza con sei punti programmatici da sottoporre all’amministrazione; dall’altra il sindaco Ignazio Marino, il vice Luigi Nieri e Rossella Matarazzo, vicecapo di gabinetto con delega alla sicurezza. È il primo incontro di un tavolo che si aggiornerà nelle prossime settimane. La giunta Marino per placare l’onda lunga del malcontento prenderà una serie di impegni «a breve termine». Obiettivo: lanciare subito un messaggio distensivo ai residenti.



LA STRATEGIA Il primo riguarda lo sgombero del secondo campo rom di via Salviati. Un insediamento abusivo, sorto affianco a quello autorizzato, già al centro di polemiche e lamentele per via dei fumi tossici che la notte si alzano da questa zona. «Una situazione da favelas, che cercheremo di bonificare il prima possibile», è il ragionamento che verrà illustrato questa mattina. Quindi campo rom dimezzato e poi altri interventi «rapidi» e «dall’effetto immediato», richiesti da tempo anche dal presidente del municipio Giammarco Palmieri, presente anche egli a questo tavolo «che non sarà definitivo, ma segnerà l’inizio di un dialogo costante». Dal potenziamento del trasporto pubblico a quello dell’illuminazione, passando per la riqualificazione degli stabili, sia quelli comunali sia quelli dell’Ater. Poi toccherà al decoro: Marino è pronto a dirottare più vigili urbani a Tor Sapienza. Un deterrente contro prostituzione e spaccio, ma anche un messaggio ai residenti: non siete soli.



LE RICHIESTE Le richieste ieri gli abitanti del quartiere le hanno messe nero su bianco in un’assemblea pubblica, dalla quale è stata allontanata la senatrice M5S Paola Taverna al grido di «fuori i politici». Si parte dal centro di accoglienza «ovviamente perché è da lì che è nato tutto, via i rifugiati, si assistano le donne maltrattate e solo italiane», ma poi i sei punti parlano anche di altro: dei roghi tossici dai campi rom, insopportabili, «basta non se ne può più»; delle occupazioni abusive all’interno dei palazzi Ater da dove è partita la rivolta, «fuori chi non ha titolo, entrino gli assegnatari regolari, controlleremo»; la prostituzione «che i trans ce li abbiamo fin sotto casa» e poi la sicurezza «la polizia l’abbiamo vista solo in questi giorni, è una vergogna». Nella grande riunione di condominio che ha coinvolto non solo gli inquilini Ater di viale Giorgio Morandi, ma anche quelli di via Tranquillo Cremona, delle case coop, della zona di “Casale rosso” e qualche delegato della “vecchia” Tor Sapienza, la «commissione» che stamani incontrerà Marino ha raccolto gli input del quartiere.



Un quartiere che dopo le bombe carta agli immigrati della scorsa settimana, la chiacchierata al bar col sindaco di venerdì, ora è determinato a portare a casa un risultato concreto. «Verificheremo gli impegni che il sindaco prenderà - tuona Sandra Zammataro, che tiene le redini di un’assemblea a volte dura, ma rivoluzionaria per chi qui vive sotto scacco dell’illegalità, della paura e dell’insicurezza - Chiederemo una scaletta coi tempi degli interventi.
Ci dovrà dire chi farà e quando per viale Morandi. Al tavolo vogliamo che si siedano tutti i soggetti interessati, compresa la Regione, perché non ci siano scaricabarile». In più di cento erano stipati nella saletta al seminterrato dell’associazione Antropos. Qualcuno se l’è presa coi “forestieri”: «Dove eravate quando prendevamo le manganellate?». E la conclusione: «Se non vedremo fatti, torneremo subito in piazza».