Roma, blitz a Tor Bella Monaca: 29 arresti, vedette per avvisare gli spacciatori

Roma, blitz a Tor Bella Monaca: 29 arresti, vedette per avvisare gli spacciatori
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Martedì 14 Giugno 2016, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 17:47

Operazione antidroga dei carabinieri del Comando provinciale di Roma nel quartiere Tor Bella Monaca, alla periferia della Capitale. Sono ventinove le persone arrestate e altre 4 colpite da divieto di dimora. Dalle indagini dei militari della stazione di Tor Bella Monaca è emerso che al vertice dell'organizzazione c'era un ragazzo romano di 24 anni che dava precisi compiti e turni di lavoro ai pusher. Lo spaccio avveniva negli androni e nei cortili di palazzine popolari, anche davanti a bambini che giocavano.
 

 


Dalle prime luci dell'alba, i carabinieri stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 33 persone, considerate appartenenti a un'organizzazione criminale dedita al narcotraffico, radicata a Roma, con base operativa e logistica nel quartiere di Tor Bella Monaca. A quanto accertato c'erano anche giovani vedette, in costante contatto telefonico con gli spacciatori, che li avvisavano dell' eventuale arrivo delle forze dell'ordine.

In caso di arresto, l'organizzazione garantiva la tutela legale con l'erogazione di una vera e propria «indennità» per il mantenimento della famiglia del pusher, differenziata a seconda che si trattasse di custodia cautelare in carcere o di arresti domiciliari facendo carico anche delle spese legali. I dettagli dell'operazione saranno resi noti alle 11 durante un incontro con la stampa nella sede del Comando Provinciale Carabinieri di Roma, alla presenza del procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino.

Cancelli per bloccare le forze dell'ordine. Per proteggere le spalle ai suoi pusher e dimostrare di essere il 'padrone' di quella strada il capo dell'organizzazione smantellata dai carabinieri, che hanno eseguito all'alba 29 arresti, aveva posizionato in due occasione cancelli alti 5 metri in una strada di Tor Bella Monaca, alla periferia di Roma. A quanto reso noto dagli investigatori, sono intervenuti due volte a distanza di pochi giorni in via San Biagio Platani, base operativa del sodalizio dedito allo spaccio di droga, per rimuoverli. Secondo gli inquirenti, il giro di affari dell'organizzazione era di circa 20 mila euro al giorno. I pusher guadagnavano in media 100 euro al giorno e anche le vedette. Accertato anche un episodio di estorsione nei confronti di una guardia giurata che, non avendo la possibilità di pagare la cocaina acquistata, è stata costretta a cedere al gruppo criminale due pistole. Armi che, secondo gli investigatori, dovevano essere utilizzate per regolare alcuni conflitti legati allo spaccio di droga sul territorio, ma che grazie a un intervento dei carabinieri è stato evitato.

Turni di spaccio davanti ai bambini. Lo spaccio di droga avveniva tutti i giorni, dalle prime ore del mattino sino a tarda notte, con veri e propri turni di «servizio» svolti dai vari pusher negli androni condominiali e nei parcheggi di due palazzine popolari contigue, in via San Biagio Platani. L'operazione è stata soprannominata «Torri Gemelle», dalle palazzine divenute un vero e proprio «supermercato a cielo aperto» del traffico di stupefacenti. Lo spaccio avveniva anche davanti ai bambini. Sempre lo stesso il modus operandi: i pusher, ciascuno all'inizio del proprio turno di lavoro, raggiungevano la postazione assegnata, lì rimanevano in piedi, nascondendo gli involucri di cocaina addosso o in aiuole, giardini condominiali, auto in sosta o negli androni. Vicino e a tutela del pusher stazionavano le vedette, incaricate di vigilare sull'eventuale arrivo delle forze dell'ordine. L'acquirente, una volta arrivato sulla piazza, rigorosamente a piedi, veniva fatto avvicinare, su indicazione delle vedette stesse, al pusher, dal quale, previa consegna della somma di 20/50 euro, riceveva un involucro di cocaina del peso variabile di 0,2-0,3-0,6-0,7 grammi. Terminata la vendita degli involucri assegnati a ciascun pusher nel loro orario di lavoro, questi consegnavano l'intero provento ai luogotenenti del cassiere, mentre altri provvedevano a rifornire di altri involucri un altro pusher, nel frattempo subentrato in un nuovo turno di spaccio. Lo spaccio, come emerso dalle indagini della polizia, avveniva anche in presenza di bambini. Le indagini, grazie anche al supporto della Direzione centrale servizi antidroga, hanno consentito di ricostruire con l'organigramma del sodalizio e a documentare numerosissime attività di spaccio. Al vertice dell'organizzazione un giovane 24enne del posto che retribuiva gli spacciatori con una percentuale sulle dosi di droga che erano riusciti a vendere. Il denaro consegnato dai pusher al termine di ciascun turno, veniva prelevato dall'incaricato del delicato compito e consegnato all'uomo che, coadiuvato da altro fedelissimo, teneva puntuali annotazioni scritte delle entrate, analogamente a una scrittura contabile aziendale, in relazione alle consegne di dosi ai singoli pusher. A questi, poi, chiedeva conto anche dell'eventuale «non venduto». Proprio per questo, nell'organigramma del gruppo vi era anche la figura dei «magazzinieri» responsabili della riscossione dei guadagni giornalieri, della distribuzione della droga ai pusher e del ritiro del non venduto.

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