La sinergia investigativa tra i diversi settori della Polizia di Stato e la locale Procura si è rilevata vincente quando, dopo dieci giorni, il 28 settembre, gli investigatori si sono imbattuti in un altro caso di violenza sessuale, questa volta in danno di una prostituta italiana, S.A., di via Salaria. Immediatamente gli investigatori si rendevano conto che il profilo e il modus operandi dell'autore di quest'ultimo delitto, coincidevano con quello di Villa Borghese, in quanto la donna era stata stuprata, picchiata con violenza al volto e legata mani e piedi con i suoi stessi indumenti.
Raccolti utili indizi, attraverso il racconto di S.A., gli investigatori iniziavano un assiduo monitoraggio del territorio, particolarmente tra via Salaria e Prati Fiscali, procedendo a continui controlli alla ricerca di elementi riconducibili al violentatore seriale.
Grazie all'attenta e rigorosa attività di controllo del territorio, gli operatori sono riusciti a individuare altre due prostitute rumene, vittime della violenza del Popa, le quali - in un primo momento - proprio per il terrore che lo stesso potesse dare seguito alle gravi minacce di morte proferite nei loro confronti, non volevano sporgere querela per quanto subito. Tuttavia, grazie al personale della IV Sezione della Squadra Mobile,
hanno trovato il coraggio di denunciare gli abusi subiti. Gli investigatori, quindi, sono riusciti a ricostruire la fisionomia dell'indagato, che si muoveva con disinvoltura soprattutto nel tratto compreso tra via Salaria, via Prati Fiscali e la stazione Termini, sempre a bordo di uno scooter, Kymco nero, esattamente corrispondente a quello
descritto dalle vittime.
Lo scorso 7 ottobre, Popa è stato fermato dai poliziotti in via Salaria e, nel corso dell'interrogatorio al Procuratore Aggiunto, ha ammesso parzialmente le proprie responsabilità, affermando di essere l'autore di tre rapine e lesioni compiute nei confronti di tre prostitute, negando decisamente di essere l'autore della violenza commessa a Villa Borghese ai danni della cittadina tedesca. Contestualmente personale del Gips ha prelevato tramite tampone il Dna al fermato per il prosieguo delle indagini su altri episodi di violenza recentemente occorsi nella Capitale. Tali accertamenti davano esito positivo, consentendo di attribuire al Popa anche i delitti di Villa Borghese.
In tal senso, sono state preziose le attività del Gabinetto interregionale e del Servizio di Polizia Scientifica, che hanno confermato la serialità nei quattro episodi di violenza, dal momento che lo stesso DNA estrapolato dai lacci con cui la donna tedesca è stata legata, è risultato un aplotipo del tutto compatibile con quello completo, estratto dai campioni biologici e dagli indumenti con cui sono state legate la seconda e la terza vittima del
Popa.
Infine, questi sono coincisi con il profilo genetico estratto tramite tampone buccale dal GIPS. È stato possibile ricondurre, senza alcun dubbio, l'aplotipo rinvenuto a Villa Borghese con gli altri, in quanto l'aplotipo individua il medesimo ceppo maschile presente all'interno di una certa famiglia e il Popa è risultato l'unico appartenente alla propria presente sul territorio nazionale. Inoltre, gli altri riscontri investigativi hanno corroborato l'intera indagine, ampiamente confermata dai fatti. Al termine della complessa e articolata attività investigativa, il quadro
accusatorio è stato pienamente condiviso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale che ha emesso nei confronti di Popa nuova ordinanza di custodia in carcere anche per i gravissimi fatti commessi a Villa Borghese.
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