Roma, studentessa cinese scomparsa: una pista dai video. Sotto torchio gli amici

Roma, studentessa cinese scomparsa: una pista dai video. Sotto torchio gli amici
di Alessia Marani
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Venerdì 9 Dicembre 2016, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 08:32

Zhang Yao è sola, ha ancora la borsa a tracolla, quando le telecamere del sistema di sorveglianza esterna la inquadrano mentre lascia la sede dell'Ufficio Immigrazione di via Patini dove ha appena rinnovato il permesso di soggiorno per motivi di studio. Vicino a lei non c'è nessuno e nessuno le sta dietro. Ma sembra dirigersi verso qualcuno. Ombre. Sono le 12,30 di lunedì, poco dopo della studentessa cinese di 21 anni si perderà ogni traccia, inghiottita nel nulla. L'ultima ad avere avuto un contatto con lei è Zou Xiao, l'amica con cui divide anche l'appartamento in via dei Salesiani, zona Don Bosco. La chiama, sono le 12,39, le racconta che le hanno appena rubato la borsa, è spaventata, dice che sono stati degli uomini, forse tre, che ora vuole tentare di riprenderla. Ma poi c'è un fruscio, un rumore, come se qualcuno le avesse strappato via anche il telefono. Poi il silenzio. Il telefono squilla fino alle 18, poi è spento. Si riaggancerà solamente l'indomani pomeriggio, martedì, per qualche minuto alla cella della zona di piazza Vittorio, la Chiantown capitolina. Un mistero nel mistero. Gli agenti della Squadra Mobile stanno mettendo sotto torchio gli amici, compresa Xiao. Hanno voluto risentirli tutti. Sono loro che hanno lanciato per primi l'allarme e diramato un appello rivolto attraverso la rete degli studenti cinesi a chiunque potesse avere informazioni utili al ritrovamento della ragazza, dicendosi persino disposti a pagare. Adesso sono terrorizzati, temono il peggio dopo quattro giorni di silenzio assoluto e di ricerche vane.
La polizia sta scandagliando anche le immagini delle telecamere di sicurezza dei negozi più vicini alla zona, a Tor Cervara, che è comunque isolata e costellata dalle baraccopoli del campo rom di via Salviati. Ma finora zero tracce. La Procura ha aperto un fascicolo per rapina e sequestro di persona.

LE TESTIMONIANZE
Che fine ha fatto Zhang Yao? Qualcuno l'ha aggredita, le ha fatto del male e poi l'ha fatta sparire, oppure è stato un rapimento in piena regola? Di quelli non così insoliti all'interno delle comunità cinesi, spesso chiuse e autosufficienti, abituate a regolare i conti secondo i propri codici? Di sicuro c'è che mercoledì una cinquantina di agenti hanno controllato palmo a palmo l'area dei campi attorno al palazzo dell'Immigrazione; passando al setaccio e perquisendo anche gli accampamenti abitati dai rom. Ma della ragazza, che vestiva un cappottino nero, maglione verde e pantaloni scuri, non è stata trovata alcuna traccia. Pare, inoltre, che la studentessa dell'Accademia delle Belle Arti, al primo anno di Moda e fashion design, nella Capitale non avesse parenti o legami, nemmeno sentimentali. Niente, insomma, che lasci pensare a un avvertimento, a un messaggio da indirizzare a qualcuno tramite una sua sparizione-lampo. Ma nulla è escluso.
La famiglia di Yao vive a Hohhot, cittadina di poco meno di trentamila abitanti della Mongolia interna. Il papà è un commerciante, non ricco, ma benestante. Tanto da potere permettere alla figlia di proseguire gli studi all'estero. Il suo arrivo a Roma (la mamma ancora non sa nulla) è previsto per questa sera. L'Ambasciata cinese di via Bruxelles si è messa a disposizione della famiglia e il console in questi giorni è in continuo contatto con la polizia.

LA PAURA
Yao parla poco l'italiano, sebbene fosse arrivata a febbraio per seguire un corso di lingua certificato prima di iniziare a seguire i corsi all'Accademia di via di Ripetta a settembre. Divideva un appartamento in via dei Salesiani, al quartiere Don Bosco, insieme a due amiche. Un condominio di tre palazzi alti 8 piani in cui nessuno sembra ricordarsi di lei: «Abita qui la studentessa cinese scomparsa?», dice una donna. «Neanche lo sapevo, ce ne sono tanti di cinesi in questi palazzi». Un signore cinese e il figlio tirano dritto: «Non sappiamo nulla». Anche tra queste mura Zhang Yao è come un fantasma.