Roma, un testimone al processo: «Sparò al ragazzo della figlia e disse ai medici: state zitti»

Roma, un testimone al processo: «Sparò al ragazzo della figlia e disse ai medici: state zitti»
di Emanuele Rossi
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Martedì 19 Luglio 2016, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 15:51
«Non dite a nessuno quello che è accaduto». Antonio Ciontoli, indagato per omicidio per la morte di Marco Vannini, l'ex ragazzo della figlia, avrebbe provato fino all'ultimo a tenere nascosto quello sparo rivelatosi poi fatale per il ventenne di Cerveteri. E nella notte della tragedia, poco più di un anno fa, avrebbe cercato di imporre il silenzio al medico e all'infermiera di turno al posto di primo intervento di Ladispoli dove il ferito arrivò agonizzante.

Il particolare, emerso ieri mattina durante la seconda udienza del processo nella Corte d'Assise di Roma, potrebbe aggravare la posizione del maresciallo della Marina. Un testimone dell'accusa, davanti al collegio presieduto da Anna Argento, giudice a latere Sandro Di Lorenzo, ha parlato di quei momenti. E l'autista-barelliere Cristian Cutini Calisti, intervenuto per primo, la sera del 17 maggio 2015, nella villetta di via De Gasperi teatro della tragedia, ha confermato: «Ciontoli ha tirato fuori il portafogli, ha mostrato un tesserino presentandosi come carabiniere. Il nostro medico e l'infermiera si erano arrabbiati perché lui si era raccomandato di non dire nulla sul colpo di pistola. Poi si è messo a piangere temendo di perdere il suo lavoro». L'imputato probabilmente aveva completamente perso la testa.

IL TESTIMONE
Il racconto è tornato a quella drammatica sera. Era mezzanotte e venti quando un'ambulanza arrivò a casa Ciontoli. Il colpo era stato sparato - per errore, secondo l'imputato principale - quasi un'ora prima. «Il giovane alternava attimi di lucidità a momenti di mancanza ha detto l'autista del 118 quando siamo arrivati lo abbiamo trovato a terra con la moglie di Ciontoli che gli teneva alzate le gambe. Poi Ciontoli e il figlio lo hanno sorretto portandolo giù per le scale verso l'ambulanza. Arrivato in ospedale, Marco chiedeva aiuto. Il nostro intervento non è partito in codice rosso perché i Ciontoli ci hanno riferito di un attacco di panico del ragazzo provocato dal ferimento di un pettine a punta». Prima dell'autista, la corte aveva ascoltato come testimoni anche l'ex comandante della compagnia dei carabinieri di Civitavecchia, il maggiore Lorenzo Ceccarelli e l'appuntato dei carabinieri di Ladispoli, Andrea Fusari. In particolare Ceccarelli ha ricostruito le attività investigative, incluse le due chiamate al 118, durante le quali i Ciontoli hanno omesso di dire all'operatore Ares che Marco Vannini era stato ferito da un'arma da fuoco. Per questo motivo Ciontoli (ieri in aula con abito scuro e rosario in mano), la moglie Maria Pezzillo, i figli Martina e Federico, sono alla sbarra e si dovranno difendere dalla pesante accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Viola Giorgini, fidanzata di Federico, presente anche lei quella sera nella villetta, è stata rinviata a giudizio per omissione di soccorso. Prossime udienze fissate per il 13 ed il 26 ottobre dove saranno ascoltati altri testimoni.