Era il 22 settembre 2014 quando, intorno alle 22.30, i carabinieri intervennero a Canino (Viterbo) per un accoltellamento. Giunti sul posto, i militari trovarono Sofian per strada. Disse loro che era stato lui a chiamarli in quanto poco prima aveva accoltellato la convivente Elena Stingu. La donna, nel frattempo, era stata portata in ospedale da alcune persone cui lo stesso Sofian aveva chiesto aiuto; morì, però, durante il trasporto.
Secondo quanto al tempo si apprese, Sofian riferì che quella sera aveva avuto una discussione con la convivente per motivi di gelosia (l'uomo disse di aver ricevuto anche uno schiaffo); aveva chiesto conto alla donna di un sms che aveva ricevuto dall'ex marito. Poi, in stato di alterazione alcolica e in preda a un raptus, aveva preso il coltello e aveva pugnalato la convivente (13 furono le ferite riscontrate sul corpo della donna, di cui 5 penetranti e 3 mortali).
Portato a processo (nei suoi confronti fu disposto il giudizio immediato), Sofian chiese ed ottenne di essere giudicato col rito abbreviato.
Giudicato colpevole di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, fu condannato dal gup di Viterbo a 30 anni di reclusione. Oggi, in appello, la riduzione della condanna.
© RIPRODUZIONE RISERVATA