Roma, la preside del Righi contro i bulli della Rete: sul web insulti a docenti e alunni

Roma, la preside del Righi contro i bulli della Rete: sul web insulti a docenti e alunni
di Marco Pasqua
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Novembre 2017, 15:22 - Ultimo aggiornamento: 17:03
Insulti contro alunni e docenti, post diffamatori che prendono di mira ragazzi, anche minorenni, mettendoli alla berlina sul web. E' la gogna di Spotted, ovvero dei profili ispirati alle principali scuole della capitale, dove le vittime dei bulletti virtuali (anonimi) hanno tutte un nome e un cognome. Una gogna contro la quale ha scelto di scendere in campo, con un esposto alla polizia, la preside del Liceo scientifico Righi. Stanca di leggere che molti giovanissimi venivano colpiti gratuitamente e senza motivo con inquietanti post veicolati da Instagram, il social network più gettonato tra gli adolescenti. «Lunedì ci è stata segnalata la pagina Spotted Righi su Instagram aperta e visibile senza filtri scrive la dirigente Monica Galloni in una comunicazione interna - Essendo i contenuti lesivi dell'immagine di alcuni docenti e studenti dell'Istituto ed essendo grave la divulgazione di opinioni e valutazioni personali in modo assolutamente anonimo, che non consente in alcun modo agli interessati un contraddittorio e/o una smentita, al fine di tutelare le persone citate ho presentato un esposto nel quale ho sollecitato un intervento della Polizia Postale». Molti alunni erano oggetto di offese sessiste, anche di natura omofoba: «Si tratta di commenti che possono generare reazioni inconsulte. E' doveroso, quindi, intervenire segnalando questa attività alle autorità competenti», sottolinea la dirigente che da otto anni è alla guida della scuola di via Campania (1300 alunni fra centrale e succursale). «So che di pagine del genere ne esistono molte dice amareggiata la Galloni ma come Istituzioni non possiamo fare finta di nulla. Si parla molto di prevenzione, anche con gli interventi di polizia e carabinieri nelle scuole: e, quindi, è impensabile che dei minorenni possano usare una pagina web per diffamare altre persone».

PER STANARLI
Profili, questi di Spotted, che hanno scalzato Ask.fm, il social, lanciato nel 2010, dove alcuni minorenni sbeffeggiati dai bulli di turno sono arrivati a suicidarsi. Dal Visconti al Mamiani, passando per Morgagni, Virgilio e Tasso: non c'è scuola che si salvi da questo giochino perverso che non conosce pietà. E dove i bulli si muovono indisturbati, convinti di essere protetti dall'anonimato. Che, però, è più virtuale che reale, come spiega Nicola Zupo, dirigente della Polizia Postale di Roma e del Lazio: «Di fronte ad una denuncia penale l'anonimato viene meno. Se è vero che sul web ognuno di noi è solo, perché non ci sono testimoni, è altresì vero che di tutto ciò che avviene sul web rimane comunque traccia». E, sottolinea ancora Zupo, «il fenomeno Spotted inizia a farsi sentire e sta diventando sempre più un metodo per portare avanti episodi di bullismo. Per questo è importante denunciare tutto: queste persone non devono credere di poterla fare franca». «I giovani vanno educati, dentro e fuori dal web sottolinea ancora la preside del Righi e anche presentare un esposto di questo tipo è un modo per far capire loro che certi comportamenti non possono essere tollerati». E se la pagina segnalata dalla dirigente è stata intanto cancellata, questo non impedirà alla polizia di arrivare a rintracciare, con la collaborazione di Instagram, gli autori dei post incriminati.