Roma, scandalo rifiuti: «Così venivano alterate le prove»

Manlio Cerroni
di Valentina Errante
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Lunedì 13 Gennaio 2014, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 19:00

Riusciva a condizionare anche le indagini Manlio Cerroni, il ras delle discariche finito ai domiciliari gioved scorso.

Il ”sistema” ha retto per vent’anni, soprattutto grazie agli agganci con la politica e agli uomini, con ruoli chiave, che l’anziano avvocato poteva influenzare. Tra i sospettati, c’è Fabio Ermolli, responsabile della sezione provinciale di Roma dell’Arpa con deleghe sul servizio "Suolo, rifiuti e bonifiche". E’ stato Ermolli, adesso accusato di abuso d’ufficio e falso, a fornire i dati ai pm che indagavano sulla discarica di Malagrotta e volevano verificare la contaminazione delle falde acquifere. Ma il dirigente mentre lavorava anche per una società di Cerroni. L’inchiesta su Malagrotta, parallela all’indagine che giovedì ha portato all’arresto di sette persone, intanto va avanti. I pm Alberto Galanti e Simona Maisto, titolari del fascicolo, hanno disposto una nuova consulenza, per stabilire l’effettiva quantità di combustibile solido dai rifiuti (cdr) finito nella discarica.

Verifiche pilotate Era il 2011 quando i pm Galanti e Maisto si sono visti respingere dal gip una richiesta di incidente probatorio finalizzato ad accertere «se la contaminazione delle falde idriche sottostanti la discarica fosse riconducibile a una falla nel ”poluder”, ossia il manto bituminoso che riveste le pareti di Malagrotta». Scrive il gip Francesco Battistini: «Il giudice l’11 gennaio 2011 rigettava la richiesta. Nella sostanza asseriva che i dati in possesso degli inquirenti non giustificassero l’intervento richiesto, poiché una consulenza disposta dagli stessi pm evidenziava la sostanziale mancanza di contaminazione tra le acque che si trovavano al di sotto dei cosiddetti pozzi spia. Il problema - continua il gip - è costituito dal fatto che tutti i dati su cui è stata eseguita la consulenza tecnica della procura pervenivano non da attività autonomamente svolta dai consulenti, ma da dati forniti dall’Arpa Lazio, soggetto pubblico istituzionalmente deputato al controllo. Le indagini tecniche hanno consentito di appurare come il direttore dell’Arpa, Fabio Ermolli, sia in realtà un ex dipendente di Cerroni, collocato al vertice della struttura pubblica quando ancora rivestiva cariche lautamente retribuite per conto del privato su cui doveva fare controlli e quindi in tale posizione, in grado di pilotare i controlli sulla discarica di Malagrotta».

L’intercettazione Per il gip Battistini non ci sono elementi per stabilire che Ermolli faccia parte dell’associazione a delinquere contestata agli indagati «almeno in questa tranche di indagine - scrive - posto che la sua attività d’istituto si è prevalentemente concentrata sugli impianti di Malagrotta, del tutto estranei alla presente richiesta». Ma è un’intercettazione del 27 ottobre 2008 a gettare una pesante ombra sul ruolo del dirigente.

Francesco Rando, amministratore delle discariche di Malagrotta e Albano Laziale, diceva a Luca Fegatelli, ex responsabile della Direzione regionale energia (entrambi arrestati): “Sì, meno male che adesso c'è Ermolli, che ci dà una mano in tutto! No? Va bene?». E il gip Battistini, proprio con riferimento a questa conversazione, chiosa: «Dalle indagini emerge quale dovrebbe essere il ruolo di Ermolli, controllore di Cerroni in qualità di responsabile dell’Arpa Lazio, settore rifiuti, dall’estate del 2008».

La società di Brescia Quando, nel 2008, Ermolli viene assunto dall’Arpa, lavora già da tre anni per la Systema Ambiente srl, società che gestisce una discarica in provincia di Brescia. Continuerà a farlo fino al 2010. Scrive il gip nell’ordinanza: «Percepiva dalla Systema Ambiente srl, di cui Manlio Cerroni è legale rappresentante e presidente del cda, la somma di 152.000 euro nel 2008 e la somma di 152.000 euro nel 2010 (quale corrispettivo per la carica di direttore tecnico, rivestita peraltro in modo meramente formale dalla data di assunzione dell’incarico in Arpa), mentre nel 2009 percepiva la somma di euro 22.500 dalla Vr Systema Valorizzazione Rifiuti srl in liquidazione, società dallo stesso rappresentata e totalmente partecipata dalla Systema Am biente srl».

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