Roma, battaglia sui rifiuti: «Contratto con Colari soltanto fino al 2018»

Roma, battaglia sui rifiuti: «Contratto con Colari soltanto fino al 2018»
di Fabio Rossi
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Martedì 26 Settembre 2017, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 18:09
Dieci giorni per evitare l'emergenza rifiuti. Entro fine settimana il prefetto Paola Basilone convocherà un tavolo per tentare di risolvere in extremis degli impianti di trattamento dei rifiuti di Malagrotta, di proprietà di Colari, dove l'Ama ogni giorno porta 1.250 tonnellate di rifiuti. Il 6 ottobre infatti scadrà il mandato del commissario Luigi Palumbo, nominato proprio dal prefetto per mettere a punto un contratto che regoli stabilmente i rapporti tra la municipalizzata e la società che gestisce gli impianti, che fa capo al gruppo Cerroni, tenendo conto dell'interdittiva antimafia che rende giuridicamente impossibile una trattativa diretta con un'azienda di proprietà pubblica. Fino a ora si è andati avanti grazie all'ordinanza di Virginia Raggi, in scadenza a fine settimana, che permette di portare i rifiuti a Malagrotta nonostante l'interdittiva.

LA TRATTATIVA
A rendere difficile l'intesa sono le posizioni molto distanti sulla durata del contratto. Colari vorrebbe un impegno a lungo termine, per i prossimi cinque anni, ma l'Autorità nazionale anticorruzione ha già dato parere negativo: per Raffaele Cantone il termine di validità del contratto non potrebbe andare oltre il 31 dicembre 2018, ossia una durata massima di 15 mesi a partire da adesso. Se non si trovasse un punto d'incontro, l'emergenza rifiuti sarebbe davvero a un passo. Già negli ultimi mesi in più di un'occasione gli impianti di Colari hanno ridotto la quantità di rifiuti trattati, con varie giustificazioni, dimostrando come il sistema di smaltimento dei rifiuti della Capitale sia ancora troppo vulnerabile.

IL CONTENZIOSO
A rendere la situazione ancor più complicata c'è la disputa sui compensi che l'Ama dovrebbe pagare per utilizzare gli impianti di trattamento di Malagrotta. La Regione nei mesi scorsi aveva concesso una tariffa più alta: 137 euro a tonnellata, rispetto alle 122 pagate fino ad allora. Ma Cerroni chiede all'azienda di via Calderon de la Barca 20 milioni di arretrati.

LE SCELTE
Il prefetto, qualora il mandato di Palumbo si esaurisse senza una fumata bianca, potrebbe decidere anche di nominare un nuovo commissario, per guadagnare tempo e tentare di scardinare le resistenze del gruppo Cerroni. In linea teorica, se la situazione dovesse precipitare e lo stop degli impianti di trattamento dovesse causare un'emergenza anche di natura sanitaria, come extrema ratio potrebbe essere presa in considerazione l'opportunità di una requisizione degli impianti: ma si tratta comunque di una strada accidentata, che porterebbe a ricorsi e contro ricorsi dall'esito incerto. La prima alternativa praticabile sarebbe l'utilizzo del tritovagliatore di Rocca Cencia, ancora di proprietà di Colari, per il quale la Regione ha rilasciato l'autorizzazione, senza che il Campidoglio si opponesse.
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