Roma, false dichiarazioni per incontrare Cuffaro a Rebibbia: 28 parlamentari e finti assistenti a processo

Roma, false dichiarazioni per incontrare Cuffaro a Rebibbia: 28 parlamentari e finti assistenti a processo
di Michela Allegri
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Martedì 27 Giugno 2017, 23:31 - Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 21:56
Dicevano di essere in visita istituzionale nel carcere romano di Rebibbia e, come previsto dalla legge, portavano con sé un assistente. In realtà, per la procura di Roma, ad accompagnare una schiera di politici e professionisti non erano collaboratori: si trattava invece degli amici di Totò Cuffaro, l'ex governatore della regione Sicilia. Era il 22 gennaio 2011, quando Cuffaro era finito nel carcere capitolino dopo che la Cassazione aveva reso definitiva la sua condanna a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Ora, 28 tra sottosegretari, ex ministri, parlamentari nazionali e regionali e finti assistenti, sono finiti sotto processo per falso. Il gup, accogliendo le richieste della procura, ha rinviato a giudizio anche chi si è spacciato per collaboratore degli onorevoli in modo da evitare l'obbligo di presentare la richiesta di colloquio necessaria per incontrare l'amico detenuto.

I parlamentari in carica, infatti, possono entrare in carcere facendosi accompagnare da un assistente, che deve dichiarare la sua qualifica in un apposito modulo. Tra gli imputati, l'ex ministro Calogero Mannino, i parlamentari Anna Bonfrisco, Antonio Buonfiglio, Giuseppe Firrarello, Giuseppa Maria Castiglione, Cosimo Izzo, Giuseppe Ruvolo e altri. I moduli consegnati agli agenti della penitenziaria riportano tutti la stessa dicitura: «Mi accompagna nella visita dell'istituto per ragioni del mio ufficio, esistendo un rapporto di collaborazione professionale stabile e continuativo». Le giustificazioni, invece, sono più variegate. Gli accompagnatori si sono spacciati di volta in volta per «segretario politico», collaboratore «per politica industriale» e per «attività parlamentare» e istituzionale. Per la pm Barbara Zuin, titolare del fascicolo, si tratta di «circostanze non rispondenti al vero», si legge nel capo d'imputazione. Ora, politici e finti assistenti dovranno difendersi dalle contestazioni durante il processo, che inisierà in novembre.

«La senatrice Bonfrisco si recò in carcere con il proprio collaboratore professionale stabile per finalità assegnate dal mandato parlamentare - hanno dichiarato gli avvocati Massimo Krogh e Nicoletta Piergentili Piromallo, che assistono la politica -. L'innocenza di entrambi è fuor di dubbio, purtroppo bisognerà aspettare i tempi assurdi della nostra giustizia per la pronuncia assolutoria».
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