Roma, rapita e stuprata per 24 ore: condanna a 20 anni agli aguzzini

Roma, rapita e stuprata per 24 ore: condanna a 20 anni agli aguzzini
di Adelaide Pierucci
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Martedì 13 Giugno 2017, 08:05
Vent’anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Sentenza esemplare, da record per il tribunale di Roma, ieri, per uno stupro. I giudici della seconda sezione collegiale del tribunale di Roma, presidente Giuseppe Vito Mezzofiore, hanno condannato due venticinquenni romeni accampati fino all’estate del 2015 nella pineta di Ostia, Nicolae Docheru e Marian Tanasie, a cinque anni di reclusione in più rispetto alle richieste del pm Cristiana Macchiusi: quindici anni. Erano accusati di aver sequestrato e stuprato a turno per ventiquattro ore nella loro baracca una coetanea polacca abbordata poco prima a Roma offrendole un brik di Tavernello e un passaggio sul lungomare. Alla lettura della sentenza Tanasie ha smesso di piangere, ha chiamato l’avvocato e ha mimato l’impiccagione. Un messaggio chiaro: al rientro in cella si sarebbe suicidato. 

LA RICOSTRUZIONE
Il giudice quindi ha riaperto l’udienza e fatto annotare le intenzioni suicida dell’imputato, mettendo in allerta la polizia penitenziaria. Tanasie, a differenza del coimputato, si è sempre professato innocente: «Eravamo ubriachi, ma lei era consenziente». Una ricostruzione che ha cozzato con le testimonianze e la denuncia della vittima, morta poi qualche settimana dopo in circostanze misteriose a Varsavia. «Hanno abusato di me sedici diciassette volte», aveva denunciato Natalia G. La mattina del primo agosto del 2015 la ragazza si era presentata in slip e piena di lividi al ristorante “Romolo e Luigi” in viale dei Promontori ad Ostia. Due camerieri l’avevano soccorsa e rincuorata. «La giovane piangeva», hanno poi raccontato alla polizia giudiziaria, «Diceva che era stata stuprata da più uomini, mentre altri attorno ridevano». 

IL TESTIMONE
Circostanza avvalorata anche dalla testimonianza di un romeno che aveva riferito di aver visto la giovane «riversa su un materasso all’esterno della baracca, piegata su un fianco, piena di lividi e sanguinante». Uno stupro finito in rissa tra chi abusava e chi guardava. Qualcuno infatti era intervenuto per mettere freno alle torture: «Ora basta, però». Era finita pure la voglia di ridere. Ed uno dei due imputati, Marian Tanasie, nella lite era stato ferito da una coltellata. E proprio nel parapiglia la vittima era riuscita a scappare in mutande. La denuncia racconta le atrocità subite. «Mi violentavano in due contemporaneamente, in ogni modo. Sottolineo che per circa un giorno hanno abusato di me almeno sedici diciassette volte e che io non riuscivo a scappare perché continuavano a picchiarmi e a strapparmi i capelli. Quando si stancavano dormivano a turno, per non farmi scappare». La ragazza porterà poi gli investigatori alla baracca. Sul materasso dello stupro è sdraiato Docheru. Tanasie verrà fermato poco dopo su un bus: un braccio ferito, così come indicato dalla vittima. Il pm Eugenio Albamonte fa spiccare due ordini di cattura. Per stupro di gruppo e sequestro di persona. Ieri, la condanna, esemplare. 
 
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