La ragazza ha raccontato di essere arrivata in Italia, passando per il Senegal, dove è rimasta per circa otto mesi, in attesa di poter partire per l'Italia. Nella città di Dakar, la ragazza è stata costretta a rimanere, per tutto il tempo in una cosiddetta «connection house», gestita da membri dell'organizzazione che l'ha costretta a prostituirsi per poi essere accompagnata all'aeroporto, arrivando prima in Spagna e poi in Italia. La ragazza ha, inoltre, riferito di essere partita con un passaporto falso che le era stata fornito da un membro dell'organizzazione e che, ha dovuto riconsegnare in Italia alla sua maman, che aveva distrutto il suo vero documento. Grazie all'indagine della squadra mobile, avviata immediatamente dopo la denuncia della giovanissima vittima, è stato possibile ricostruire l'intera vicenda che ha portato all'arresto degli indagati. In particolare, gli agenti della squadra mobile sono riusciti ad individuare, in breve tempo, nonostante la ragazza, scossa ed impaurita, non fosse assolutamente in grado di ricordarlo, l'abitazione dove era stata portata, una volta arrivata in Italia. E si è risaliti anche ai suoi sfruttatori. Dall'indagine è emerso che la ragazza era costretta a consegnare tutti i soldi guadagnati con l'attività di meretricio. Prima di lasciare la Nigeria era stata obbligata dalla donna che l'aveva convinta a partire per l'Italia con la falsa promessa di un lavoro, a sottoporsi a dei veri e propri riti di magia nera, dei riti voodoo, dovendo anche giurare che non l'avrebbe mai denunciata alla polizia per nessun motivo ed infatti la ragazza era terrorizzata da eventuali ritorsioni nei suoi confronti o nei confronti della sua famiglia in Nigeria.
La sottoposizione ai riti voodoo rappresentava per l'organizzazione criminale la garanzia per la restituzione del «debito» tra la ragazza ed i suoi sfruttatori: sessantacinquemila euro, somma che la stessa maman, nigeriana, aveva indicato come «costo per il viaggio in Italia» e che la giovane vittima avrebbe potuto restituire solo dopo anni di prostituzione.
Dalle attività tecniche e dai servizi di pedinamento, è stato possibile ricostruire l'intera vicenda. La ragazza, una volta arrivata in Italia, è stata immediatamente contattata da una sua connazionale che, sfruttando il fortissimo stato di soggezione psicologica della giovane, dovuto alla sottoposizione ai riti voodoo, le ha distrutto il passaporto e l'ha costretta a prostituirsi. Nel corso dell'indagine della squadra mobile, coordinata dalla procura della Repubblica di Roma, è emerso anche il coinvolgimento del 60enne italiano, marito di una delle indagate, entrambi arrestati. Tutti gli indagati sono stati associati presso le case circondariali di Regina Coeli e di Rebibbia a disposizione delle autorità giudiziarie.
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