LA DENUNCIA
E' stato l'ex commissario straordinario Francesco Paolo Tronca a portare davanti ai magistrati penali e contabili uno scandalo che affligge Roma da decenni. Il Prefetto aveva presentato agli inquirenti un corposo dossier, in cui passava al setaccio gli ultimi trent'anni di gestione del patrimonio immobiliare del Comune. Gestione che Tronca aveva definito «pessima», soprattutto a causa di una possibile concatenazione di negligenze ripetute nel tempo. Tronca aveva puntato il dito contro «chi doveva controllare» e invece sarebbe sempre rimasto «in silenzio, indifferente e apatico». Nel dossier depositato a piazzale Clodio e a via Baiamonti, il Prefetto aveva fatto nomi e cognomi. Aveva infatti indicato circa cinquanta funzionari del Campidoglio che si erano avvicendati nell'amministrazione degli immobili. Ovviamente, anche se fossero ravvisabili titoli di reato, a livello penale sarebbe già intervenuta la prescrizione per gli eventi più risalenti nel tempo. Verrebbe quindi contestato unicamente un danno erariale. Non a caso, molti dei soggetti nominati sono stati raggiunti dall'invito a dedurre, che indica la fine degli accertamenti preliminari da parte della magistratura contabile.
LE AUTORIZZAZIONI
Nel mirino della Procura, invece, la sfilza di delibere e autorizzazioni che hanno concesso a migliaia di soggetti di pagare affitti irrisori, grazie al mancato aggiornamento dei canoni di locazione. L'atteggiamento dei funzionari indicati nel dossier, approssimativo o forse addirittura complice, per Tronca potrebbe aver permesso «a molti cittadini senza titolo, o abusando dei titoli in essere, di approfittare indebitamente dei beni della collettività». Le cifre ipotizzate sono più che rilevanti. Inizialmente al vaglio degli inquirenti c'erano addirittura 59.466 appartamenti di proprietà comunale. Per la precisione, 19.068 immobili sarebbero stati dati in affitto a meno di 100 euro al mese. Tutto questo, in termini economici, si sarebbe tradotto in una perdita per le casse pubbliche di circa 100 milioni di euro l'anno. A piazzale Clodio, comunque, non è questa l'unica inchiesta che riguarda la gestione poco oculata del patrimonio immobiliare capitolino. Al vaglio del pm Alberto Galanti, che procede per occupazione abusiva di suolo pubblico e abuso d'ufficio, c'è un lungo elenco di locali e terreni comunali gestiti in modo irregolare e spesso trasformati in bar, ristoranti e discoteche. Si tratta di attività remunerative che potrebbero essere state messe in piedi senza autorizzazione. Le aree nel mirino del pubblico ministero sono 57.
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