Roma, «Sei una pornostar», botte e minacce alla moglie: era convinto che la donna recitasse in filmini hard

Roma, «Sei una pornostar», botte e minacce alla moglie: era convinto che la donna recitasse in filmini hard
di Adelaide Pierucci
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Lunedì 5 Giugno 2017, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 08:02
Una bionda in perizoma e il volto coperto da una mascherina. La pornostar del video hard somigliava alla moglie. Per l'operaio romeno di 40 anni non c'erano dubbi: era lei. Un sospetto diventato poi un'ossessione. Botte e umiliazioni per costringerla a confessare, ma la donna con i filmini hard non c'entrava niente. Maius I., 40 anni residente a Tor Pignattara, è stato condannato a 5 mesi per lesioni. La moglie l'ha perdonato. L'uomo passava le notti a vedere e rivedere film pornografici amatoriali. Fino a quando non aveva fatto una scoperta che lo aveva scioccato: l'assoluta somiglianza della moglie con la protagonista dei video. E' così che per la consorte, una trentacinquenne timida, era cominciato l'incubo. Una settimana di terrore. A suon di botte, l'operaio aveva costretto la moglie a guardare con lui i film per spingerla a confessare, diventando, davanti alla sua ritrosia, sempre più violento. La donna era stata costretta anche a inscenare nuda, sul balcone, davanti ai figli ancora bambini, scene imposte dal marito per scorgere meglio la somiglianza. Un supplizio che ora l'uomo dovrà pagare con cinque mesi di carcere. Una sentenza, tutto sommato mite. Il giudice per le indagini preliminari ha riconosciuto per l'operaio col pallino dei film hard solo l'accusa di lesioni e lo ha assolto dalla contestazione di maltrattamenti in famiglia.

I MALTRATTAMENTI
Le persecuzioni, infatti, sarebbero state inflitte per un periodo troppo breve per far configurare anche le vessazioni e le umiliazioni in famiglia. I fatti sono del novembre dello scorso anno. Dal momento in cui l'uomo si è convinto che la moglie, colf part time, fosse la protagonista di alcuni filmini amatoriali, dopo averne imposto la visione anche al figlio di 13 anni, l'ha perseguitata, picchiandola e strappandole ciocche di capelli. «Vedi, anche la voce è la tua. Ora non ha più scuse», le ripeteva dopo averla obbligata a recitare come la protagonista dei filmini. Una notte l'aveva aggredita costringendola a scappare in ciabatte con i bambini in un supermercato sotto casa. L'altro giorno però ad attendere la sentenza fuori dall'aula, a piazzale Clodio, c'era anche la moglie. Una lettera dal carcere l'aveva convinta a perdonarlo. «Il mio assistito», ha spiegato l'avvocato Andrea Palmiero, «ha avuto un terribile periodo di depressione dopo che alla figlioletta più piccola è stata diagnosticata una grave malattia. Un evento che lo aveva devastato psicologicamente». Dopo la lettura del dispositivo, l'operaio romeno è stato scarcerato. I cinque mesi di condanna li aveva già tutti scontati a Regina Coeli.