Roma, fa i complimenti a una signora: il marito lo pesta a morte

Roma, fa i complimenti a una signora: il marito lo pesta a morte
di Michele Galvani
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Mercoledì 27 Gennaio 2016, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 13:31
Pestato in strada a Pescosolido (Frosinone) per una storia di gelosia. Portato al pronto soccorso di Sora per un trauma cranico. Trasferito subito all'Umberto I per un peggioramento del quadro clinico. Muore poco dopo per «una erronea esclusione di indicazione ad intervento chirurgico per ematoma epidurale». Angelo Ascione aveva 65 anni, moglie e 4 figli. Una bravissima persona, dicono. Mai avrebbe fatto apprezzamenti per quella donna americana, sposata e molto bella, tanto da scatenare le ire del marito italo-americano.

Così furioso da portarsi dietro il figlio di 5 anni, presunto testimone delle avance di quel tecnico delle lavatrici, per aiutarlo a trovarlo e a ridurlo in fin di vita. La famiglia, sotto choc, ha preteso sin da subito la verità. La procura di Cassino ha avviato le indagini, passate poi nelle mani del pm Pisani. Ieri era prevista l'udienza preliminare ma - davanti alla dottoressa Guglielmi - è stata riscontrata un'omessa notifica a uno degli avvocati difensori dell'italo-americano (che ha scontato 6 mesi in custodia cautelare a Cassino ma poi è uscito per scadenza di termini) e ora si dovrà fissare una nuova udienza preliminare.
 
L'EQUIVOCO
È il 18 febbraio 2014 e all'ospedale di Sora arriva Angelo Ascione: l'uomo è stato vittima di un pestaggio. L'aggressore, D. P., italo-americano, lo aveva raggiunto con l'aiuto del figlio di 5 anni che poche ore prima aveva visto quell'uomo in casa intento a riparare un elettrodomestico. Qui nasce l'equivoco. Ascione, 65 anni, una vita passata nel suo negozio, avrebbe fatto apprezzamenti sulla signora. Come siano andate effettivamente le cose, non è ancora del tutto chiaro. Fatto sta che il marito della donna, accecato da rabbia e gelosia, fa scattare il raid.

Solo l'intervento di alcuni passanti nel paese impedisce a D. P. di uccidere a calci e pugni Ascione. A quel punto la vittima viene trasportata d'urgenza a Sora. La Tac evidenzia la «presenza di una raccolta emorragica acuta in sede frontale dx, frattura della parete anteriore e laterale della mascella destra. Frattura duplice dell'arcata zigomatica dx, della mandibola destra e sinistra». L'uomo viene portato all'Umberto I. Dove morirà in circostanze misteriose.

LA PERIZIA
La famiglia Ascione, difesa dagli avvocati Macchia, è voluta andare a fondo. Angelo poteva essere salvato. Il neurochirurgo A. R. nel diario clinico scrive: «Paziente ad occhi chiusi, risvegliabile allo stimolo doloroso. Presa visione Tc encefalo, non indicazioni neurochirurgiche. Necessaria osservazione clinica». Ma nella consulenza tecnica redatta dal dottor Corrado Iaccarino, specialista neurochirurgo, si legge che «sarebbe stato necessario e corretto procedere con l'opzione chirurgica».

Il dottor A. R. invece, assistito dal legale Mauro Gioventù, avrebbe tenuto un «atteggiamento attendistico», definito «censurabile». Gli avvocati Marco e Alessandro Macchia (studio CMM) sperano che «il processo sia celebrato senza profili di nullità, contiamo in una sentenza giusta, sia per l'episodio di violenza sia per la responsabilità medica che ha sconcertato la famiglia».
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