Roma, l'ordinanza anti-alcol non decolla: pochi controlli

Roma, l'ordinanza anti-alcol non decolla: pochi controlli
di Alessandro Di Liegro e Alessia Marani
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Sabato 8 Luglio 2017, 08:01

Un'ordinanza a macchia di leopardo e una coperta troppo corta. Impossibile per i caschi bianchi della Capitale controllare ogni strada e piazza dei quattordici municipi interessati dai divieti di consumo e vendita degli alcolici firmati dalla sindaca Virginia Raggi. «Emettere un'ordinanza come questa senza progettualità a monte è come andare a pesca col retino bucato, non prendi pesci», denuncia Gabriele Di Bella del Fiadel, nella prima notte di varo delle nuove misure. Regole al debutto ieri e che saranno in vigore fino al 31 ottobre: dalle 22 alle 7 niente consumo di bevande in vetro in strada; dalle 24 stop a qualsiasi alcolico in strada; dalle 22 divieto di vendita per asporto; dalle 2 niente più alcolici somministrati nei locali. E l'obbligo per i gestori dei locali di esporre avvisi ad hoc in quattro lingue, pena multe fino a 300 euro. E se nel 2016 il Campidoglio era stato bacchettato perché l'ordinanza arrivò a stagione inoltrata, ad agosto, questa volta la comunicazione protocollata il 5 luglio ha rischiato di trovare impreparati i pizzardoni i cui turni in straordinario vengono organizzati con largo anticipo. Tanto più che c'era da predisporre anche i servizi per un'altra ordinanza: quella per il rispetto delle fontane.

«TROPPE COMPETENZE»
«Si tratta dell'ennesima ordinanza che piove come competenza sul nostro Corpo - aggiunge Stefano Giannini del Sulpl - ma non è che il personale viene aumentato». Dal comando di piazza della Consolazione sono comunque uscite diverse squadre che hanno passato in rassegna le piazze principali, con riguardo soprattutto a Corso Vittorio, via IV Novembre e Trastevere, riempiendo i primi verbali. Preferendo controlli mirati a verificare l'adeguata informazione da parte degli esercenti rispetto a sparare nel mucchio dei ragazzi che bevono. Le regole sono regole d'altronde e andrebbero rispettate a prescindere dai controlli, almeno in una città ideale. Ma è bastato farsi un giro per capire che il self-control a Roma non funziona. Un tappeto di bottiglie a San Lorenzo e tutti seduti sulla fontana di piazza Santa Maria in Trastevere a consumare birra in bottiglia. In una traversa di Fontana di Trevi alle 23.30 il bengalese al minimarket vende birre in vetro a una coppietta della Cecchignola: «Ma quale ordinanza? - dicono i due - non ne sappiamo nulla». In via Urbana acquistiamo una birra da un altro bengalese che, però, stavolta viene multato. Nelle piazze della movida, da Monti al Pigneto, fino all'Eur, i locali si stanno organizzando in tutta fretta. Molti hanno convertito bottiglie e bicchieri di vetro in plastica. «Per me quest'ordinanza è inutile», esordisce Benedetta, in via dei Volsci. «Non facciamo male a nessuno, mentre all'angolo spacciano indisturbati», le fa eco Emilio. Gianmarco si sta godendo la serata dopo l'esame a Medicina: «È la stessa ordinanza di Alemanno che anche allora non risolse nulla». «Se un ragazzo si vuole sballare lo fa prima delle 2», afferma Alessia, cameriera in via Tiburtina. «Chi ci andrà a perdere è soprattutto l'asporto, non noi bar», afferma Ruben, che preferisce non far citare il nome del suo locale.

ESCLUSI E DANNEGGIATI
C'è chi prevede un boom di bevitori nel XIV Municipio, quello di appartenenza della Raggi, l'unico escluso dall'ordinanza. «Vuol dire che andremo là a goderci una birra - conclude Alessio, al Pigneto - senza doverci preoccupare degli orari come Cenerentola». Pronta la replica di Alfredo Campagna, presidente del XIV: «Il Comune aveva chiesto a tutti i municipi di segnalare criticità, ma noi non ne abbiamo riscontrate». A protestare contro l'ordinanza forni e pizzerie in zone turistiche: «Quest'ordinanza ci penalizza - spiega Milvio Pallotti, titolare dello storico forno di via dei Serpenti - per assurdo dalle 22 non possiamo più vendere una birra a chi si ferma per mangiare un pezzo di pizza, mentre nei bar o nei pub continueranno a somministrare alcol fino alle 2. Una regola discriminatoria».

 
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