Femia era considerato dagli inquirenti un personaggio di spicco della malavita romana. Aveva precedenti per associazione mafiosa e appartenenza alla cosca di San Luca. Il 24 gennaio 2013 era stato ucciso con una raffica di colpi di pistola mentre era dentro l'auto della moglie. Per gli investigatori, si trattava di un omicidio legato a un contesto mafioso. La svolta nelle indagini era arrivata quando Gianni Cretarola, diventato collaboratore di giustizia, aveva confessato di far parte della gruppo che aveva ucciso Femia. A suo dire, il movente dell'omicidio era un contrasto per la spartizione del mercato della droga nella Capitale. Cretarola era stato giudicato separatamente e aveva scelto il rito abbreviato.
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