Roma, il traguardo delle Olimpiadi per abbattere le barriere strutturali

Roma, il traguardo delle Olimpiadi per abbattere le barriere strutturali
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 18 Giugno 2016, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 12:44

Serve la torcia olimpica per accendere un faro sulla città degli invisibili. Sulle vite di migliaia di disabili romani, trasformate in percorsi a ostacoli da una città che nei suoi servizi, dai trasporti agli uffici pubblici, sembra quasi non accorgersene. Luca Pancalli, leggenda azzurra dei giochi paralimpici (otto ori, sei argenti e un bronzo), oggi numero due del comitato per Roma 2024, usa una metafora: «Abbiamo bisogno di una sfida straordinaria per trasformare Roma in una capitale normale». Retorica? No, il suo ragionamento è molto realista, quasi disincantato. E indirettamente mette nel mirino chi, magari sostenendo a parole di volersi occupare degli ultimi, dicendo no ai Giochi sprecherebbe un'occasione d'oro. «È ovvio riflette Pancalli che in una capitale europea dovremmo avere, come dice qualcuno, a prescindere una metro a misura di disabile, tutti i bus con le pedane elettriche, gli autisti formati per assistere i portatori d'handicap, i semafori sonori e via dicendo». Il problema, fa notare l'ex vicepresidente del Coni, 52 anni, costretto su una sedia a rotelle da quando ne aveva 17, è che «sono 35 anni che personalmente aspetto questi interventi e non arrivano mai. Solo i Giochi, con le Paralimpiadi, produrrebbero quell'accelerazione che può cambiare la vita di migliaia di persone».

LA NOVITÀ DEL 60
La corsa olimpica della Capitale, quindi, intesa come una manovra di avvicinamento alle grandi città dell'Occidente, per non lasciare indietro nessuno. E sullo sfondo, c'è anche un messaggio simbolico: forse in pochi lo ricordano, ma è stato in occasione di Roma 1960 che i giochi paralimpici sono stati presentati, per la prima volta, insieme alle gare olimpiche tradizionali. In mezzo, cinquant'anni di ritardi, almeno per chi è costretto a rincorrere la vita su una sedia a rotelle. «Per questo dice ancora Pancalli questa opportunità non può essere sciupata. Sarebbe come non tirare un calcio di rigore». Il dossier consegnato al Comitato olimpico internazionale lo dice chiaramente: i giochi di Roma 2024 devono essere l'occasione «per favorire soluzioni innovative e migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità».
 
MOBILITÀ
La candidatura a 5 cerchi permetterebbe alla Città eterna di mettere finalmente a norma le prime due linee della metro (27 stazioni la linea A, 26 la linea B), ridotte oggi a una successione interminabile di fermate-trappola, per chi non può muoversi sulle proprie gambe, ma anche per molti anziani. Ascensori rotti, scale mobili fuori uso, pedane elettriche (nei pochi scali dove le hanno installate) quasi sempre guaste o con tempi d'attesa biblici per chi deve chiedere agli addetti della stazione di metterle in funzione. Perché oltre al tema degli impianti inesistenti o danneggiati (lo stesso discorso vale per le piattaforme meccaniche degli autobus) c'è anche quello dell'impreparazione degli autisti. «Spesso non sanno neanche come azionare i pochi strumenti che abbiamo a disposizione», dice ancora Pancalli. Ecco allora che prima dei giochi, i dipendenti del trasporto pubblico romano verrebbero tutti appositamente formati. È già accaduto a Londra, nel 2012, o dieci anni fa a Torino, per le olimpiadi invernali.

E poi ancora: strade, marciapiedi, strisce pedonali. Non più percorsi accidentati, ma strade di una città civile e che rispetta tutti. Verrebbero installati anche i semafori sonori per i non vedenti (altra disabilità spesso dimenticata); all'estero sono scontati, ma chi vive a Roma sa che è quasi impossibile incontrarne uno. Cambierebbero anche gli spazi privati: per i ristoranti sono allo studio incentivi ai gestori dei locali per rendere più accessibili i loro locali; trattative avviate anche con Federalberghi per aumentare il numero di hotel a misura di portatore d'handicap. Perché è anche su questo che si misura l'accoglienza di una grande metropoli. E poi musei, cinema, teatri. Sempre nell'ottica di lasciare un'eredità ai romani e ai turisti che verranno.

Poi ci sono gli impianti sportivi, la passerella di Roma per gli atleti del mondo. Le olimpiadi non serviranno solo solo a completarli o a rimetterli a lucido, ma permetteranno anche di renderli più accessibili. Per gli atleti già affermati e per i ragazzi disabili che vogliono inseguire il sogno olimpico. Verrà ristrutturato il Palazzo dello Sport, dove saranno in programma le gare di pallavolo per disabili, lo Stadio del Nuoto (riservato agli sport acquatici), lo Stadio delle Terme di Caracalla (qui si giocherà il tiro con l'arco), tutta l'area intorno ai Fori Imperiali per la maratona e la marcia, l'Ippodromo a Tor di Quinto, Piazza di Siena per l'equitazione, il Tre Fontane per il calcio a 5 dei portatori d'handicap.

GLI IMPIANTI
E nasceranno già senza barriere il Velodromo di Tor Vergata e il bacino remiero, il nuovo gigantesco parco acquatico che riqualificherebbe l'area della Magliana, uno dei polmoni verdi che l'olimpiade lascerebbe a Roma. E sempre con Roma 2024 verrebbe completato il primo centro Paralimpico italiano per preparare gli atleti ad alte prestazioni: sorgerebbe nella zona dell'Eur e dopo le olimpiadi diverrebbe un punto allenamento per gli atleti disabili di tutta l'area del Mediterraneo. Il villaggio olimpico di Tor Vergata ospiterà gli atleti paralimpici in 8mila appartamenti spaziosi e realizzati nel pieno rispetto dei requisiti di accessibilità. E una volta terminati i Giochi, questi spazi verranno riconvertiti in alloggi per studenti e per i familiari dei pazienti ricoverati nel vicino ospedale.

Per vincere la sfida più difficile, quella culturale, prima e durante i giochi verranno organizzati corsi formativi nelle scuole. A fare da maestri - e chi meglio di loro i campioni azzurri delle Paralimpiadi. Per convincere chi si sente escluso a mettersi alla prova. E chissà che a vedere la fiaccola olimpica da vicino, nell'estate romana del 2024, non sia anche uno studente per cui oggi è una sfida anche solo spostarsi sugli autobus di Roma. Per allenarsi, ha ancora 8 anni di tempo. Roma invece, per mettersi in pari con le città civili, deve cominciare subito.

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