Troppo per il gip di piazzale Clodio Maddalena Cipriani che, su richiesta del pm Vittoria Bonfanti, ha emesso un'ordinanza che impone ad un cittadino libanese di 50 anni, a sua volta residente nella capitale, il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dall'ex coniuge e dai figli. Considerato soggetto «ossessionato - si legge nel provvedimento - dai retaggi prevaricatori imposti dalla sua cultura, l'uomo avrebbe sottoposto la moglie ad una serie di maltrattamenti che provocavano alla stessa ed ai figli uno stato continuo di paura e di sofferenza psichica». Quanto ai due minori, si legge nell'ordinanza del gip Cipriani, il libanese diceva loro che «la scuola italiana non andava bene in quanto venivano impartite morali contrarie al Corano». Addirittura uno dei figli avrebbe riferito di essersi rifiutato di entrare in una chiesa «perchè Papà non vuole, e se viene a saperlo si arrabbia».
«Questo provvedimento - ha dichiarato l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, legale della moglie del libanese insieme con la collega Ludovica Paroletti - rappresenta la consacrazione del principio di libertà di autodeterminazione culturale e religiosa.
Il comportamento di questo uomo, pesantemente prevaricatore, è stato improntato alla chiara volontà di impedire qualsiasi forma di integrazione dei propri figli nel nostro contesto culturale e sociale, addirittura obbligandoli a non sentirsi neppure italiani, quando in realtà la loro madre è italiana, le scuole che frequentano sono italiane, la cultura nella quale vivono è basata su quei valori di libertà, di tolleranza e di rispetto, che non possono essere a nessuno impediti». «Non posso che accogliere con soddisfazione - ha concluso - questo provvedimento, che si pone a difesa delle donne, dei giovani e soprattutto di quei principi di civiltà oggettivi e universali, che nessuno deve permettersi di attentare».
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