Roma, schiaffi e pugni a moglie e figlia piccola: allenatore di boxe a giudizio

Roma, schiaffi e pugni a moglie e figlia piccola: allenatore di boxe a giudizio
di Marco Carta
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Domenica 12 Novembre 2017, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 08:04
Una vita intera dedicata al pugilato, scoprendo e allevando numerosi campioni nella sua palestra popolare alla Montagnola. Poi a casa le violenze contro i famigliari. Calci e pugni alla moglie e a una delle due figlie. E un'accusa pesante: quella di lesioni e maltrattamenti in famiglia. Si è aperto lo scorso venerdì, il processo a carico di Luigi Ascani, detto Gigi, storico allenatore della Team Boxe Roma XI, fucina di decine di talenti della boxe italiana: dal celebre Giovanni de Carolis, campione mondiale WBA dei pesi supermedi per quasi tutto il 2016, fino a Guido Vianello, uno degli azzurri che parteciparono alla spedizione olimpica di Rio 2016, che entrò in contatto con la boxe nel 2008 proprio grazie alla palestra di Ascani.

L'INIZIO
Una discussione scaturita da una relazione extraconiugale intrapresa dall'uomo. Poi la furia cieca contro la moglie che aveva scoperto il tradimento. Calci sui reni, tali da procurare problemi di deambulazione alla donna. Ma anche «schiaffi e pugni su tutto il corpo» accompagnati da ingiurie e minacce di morte, in presenza delle due figlie, di cui una minorenne. Una situazione di ordinaria violenza domestica che sarebbe esplosa completamente il 6 novembre del 2016, quando dopo l'ennesima litigata, Ascani inizia a prendere a schiaffi la moglie che tenta di ripararsi dietro il divano, e successivamente colpisce con il telecomando della tv una delle due figlie sullo zigomo e sull'occhio, oltre che sul braccio, causandole un trauma facciale guaribile in cinque giorni.

L'ARRESTO
Dopo l'aggressione, la moglie e le due figlie scappano di casa. Ma il giorno seguente, l'8 novembre, il copione si ripete: moglie e marito si ritrovano a discutere di nuovo. Ma dalle parole, Ascani, passa presto alle mani. Prima colpisce la donna con uno schiaffo sullo zigomo sinistro. Poi cerca di strangolarla, causandole «un trauma facciale e una sospetta lesione della membrana timpanica», guaribile in sei giorni. Solo l'intervento delle figlie, che si frappongono fra i due, evita che la situazione degeneri ulteriormente. Ascani, infatti, fuori di senno agita una statua di marmo in direzione della compagna, per colpirla. L'ultimo atto, questo, prima dell'arrivo della polizia e del suo arresto. Le successive indagini, poi, ricostruiranno una situazione che si protraeva da tempo. Tanto che Ascani, ad un anno di distanza, si ritrova ora sotto processo per lesioni e maltrattamenti in famiglia, di fronte al pm Gianluca Mazzei.