È il 14 maggio quando la donna viene accompagnata al policlinico sulla Casilina. I posti scarseggiano e i tempi del pronto soccorso affollato sono lunghi. Lei, che respira in maniera affannata, resta per tutta la notte su una sedia. Il giorno dopo, i medici decidono di trasferirla all'Ini di Grottaferrata. Durante il trasporto in ambulanza, però, la paziente viene colta da un malore. Un infarto, ipotizzano i paramedici a bordo, che, non potendo fare altro, chiamano il 118. In tutta fretta, si dirigono all'ospedale di Frascati, dove la donna viene indotta al coma farmacologico e poi ritrasferita a Tor Vergata. Al policlinico, la paziente non riprende conoscenza. La famiglia, assistita dall'avvocato Francesco Angelini, non si rassegna. Il timore è che ci siano state delle omissioni.
È stato invece esclusa l'ipotesi di malasanità per il feto venuto alla luce morto nei giorni scorsi al San Filippo Neri, dopo che la madre, fino a 36 ore prima del parto, si era sottoposta a ecografie e monitoraggi. L'autopsia disposta dalla pm Nadia Plastina ha rivelato che il bambino è stato ucciso dal cordone ombelicale che si era attorcigliato.
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